Regia di Juan Antonio Bayona vedi scheda film
Film costruito per commuovere, e questo non va bene. Però è fatto bene.
Film di rara tristezza, tratto da un romanzo per ragazzi (?) di successo e premiato. Si racconta di questo ragazzino con padre che si è fatto un’altra famiglia, madre malata terminale e bullizzato a scuola. E di come la sua testolina elabora il tutto, creando un mostro arboreo da cui però imparerà molte cose.
Ero incuriosito dal fatto che la critica che seguo aveva in definitiva bocciato il tutto, mentre al grande pubblico era piaciuto. Vedendolo, la cosa è chiara: il film è piaciuto di più alle signore, che si saranno fatte da gran pianti (“che bel film! Ho pianto tutto il tempo!”), mentre la critica avrà bocciato proprio per questo, per questa pornografia del dolore, per la ricerca banale e scontata della lacrima facile.
Io mi piazzo in mezzo, il film è fatto molto bene, con begli effetti, il mostro arboreo è proprio figo e in più mi sono poi imparato da solo qualcosa sulla pianta del tasso, che non sapevo: pianta che vive anche millenni, dunque se nata con Cristo l’albero potrebbe essere ancora qua, è velenosissimo in ogni sua parte ed è / era l’albero ideale per fare magnifici archi, per le incredibili proprietà del suo legno.
In definitiva sono per un 6; il film fu un completo disastro al botteghino, malgrado sia molto piaciuto a chi ci è andato (ai pochi che andarono al cinema).
Il titolo italiano è inventato come di consueto (l’originale era A monster calls), ma poiché anche il libro da cui fu tratto in Italia si chiamava proprio Sette minuti dopo la mezzanotte, almeno stavolta ha un suo perché, oltre a riferirsi a un dettaglio del film che non è poi così importante, anzi.
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