Regia di Maurice Pialat vedi scheda film
Maurice Pialat è ritenuto dai critici transalpini uno dei grandi registi del cinema francese, alla pari di un Truffaut, ed era un cineasta esigente e perfezionista. Questo adattamento da Bernanos rimane uno dei suoi film più contestati, nonostante la vittoria della Palma d'Oro a Cannes. Anni fa lessi il libro e ricordo che fu un'esperienza decisamente più forte a livello emotivo, di grande intensità spirituale e a tratti davvero sconvolgente nell'analisi dei paradossi della fede. Il film ne fa un adattamento sobrio, quasi bressoniano nello stile spoglio, sfrondando notevolmente la complessa materia narrativa del romanzo, e anche prendendosi qualche libertà dalla pagina scritta (il miracolo che viene rappresentato nel libro non c'era, ne sono praticamente sicuro). Resta un dramma di buona levatura su tematiche impegnative, ben servito da attori di consumato talento come Gerard Depardieu nella parte del tormentato abate Donissan, ma anche una giovane e molto espressiva Sandrine Bonnaire e lo stesso Pialat nel ruolo di un altro prelato, l'abate Menou-Segrais che agisce come la guida spirituale di Donissan. La Bonnaire ha poche scene a sua disposizione, ma è del tutto convincente nel suggerire l'instabilità della sua Mouchette, anima in pena e assassina, parente stretta del personaggio immortalato da Bresson nel suo film del 1967. I dialoghi sono minuziosi ma efficaci sui temi del dubbio, del rimorso e della ricerca della santità, lo stile piuttosto dimesso e ordinario nella sua ricerca della trascendenza a partire da una prospettiva laica. Non meritava i fischi che ricevette a Cannes, pur non essendo un capolavoro.
Voto 8/10
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