Regia di Camillo Mastrocinque vedi scheda film
Tutti lo hanno ripetuto ma non posso che accodarmi, per dire che in uno dei migliori titoli in assoluto tra le migliori coppie comiche mai formatesi e non soltanto per l'aurea stagione della commedia italiana anni '50-'60, naturalmente Totò- Peppino De Filippo, il tema centrale dei protagonisti, cardine è sempre quello cruciale per l'individuo e in particolare nella storia della "napoletanità" popolare a teatro e in letteratura, della casa. Minacciata, persa, cercata, agognata, spada di Damocle pencolante sulla testa di ogni protagonista della commedia, acre, quanto agra.
Per Giacomo Furia/Cardone, uno "di cui ci si può certamente fidare e che non ci si può fidare, di uno(per farlo delinquere assieme a loro) che ha una situazione personale pure con avviso di sfratto e madre anziana", come Totò sa bene e avendo in tasca l'avviso che lo riguarda, portiere del medesimo stabile di viale delle Milizie nel quartiere Della Vittoria, lo introduce a Giuseppe Lo Turco dal cognome sempre storpiato, il tipografo impersonato da Peppino De Filippo.
Anche lui con l'attività commerciale in piazza degli Zingari in cattive acque, e minacciata nella stessa locazione.
Immancabile partecipazione a suggellare il grande appagamento nel ri-vedere pellicole del genere di quegli anni formidabili, dei grandissimi caratteristi che grande facevano il complemento delle commedie di Mastrocinque ma non soltanto, Memmo Carotenuto, Luigi Pavese, Nando Bruno, Lauro Gazzolo, e Mario Meniconi.
Strepitosa l'idea precorritrice di altre famosissime e troppo scontato da citare, pellicole italiane sul tema degli anni successivi, l'idea di Age e Scarpelli di fare dei falsari di denaro, uno dei crimini più geniali e realmente sovversivi dell'ordinamento oppressivo delle leggi e dello Stato che ci possano essere- non a caso così pesantemente sanzionato-, per cui appunto ci vuole arte e anche tanto genio, come possibile arma di riscatto e rivalsa sociale, di personaggi del tutto inadeguati anche nel loro candore di brava gente di un tempo che oggi in Italia non esiste più, come quelli del film.
Chissà se Friedkin, un tempo estimatore del cinema italiano del passato, lo aveva mai visto.
John Nada
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