Regia di Stephen Hopkins vedi scheda film
Hitler Raus!
Storia di Jessie Owens, atleta che stravinse alle olimpiadi tedesche del 1936, davanti al più razzista degli imperi.
Solo che era nero.
Da un storia realmente accaduta il regista Hopkins trae una vicenda che oscilla pericolosamente tra dramma trito e ritrito e agiografia, ma fortunatamente tiene a bada entrambe le cose. Il risultato è una storia che tocca le giuste corde, fra parentesi familiari a dir la verità un po’ melense, allenamenti e gare, e soprattutto il rapporto fra Owens ed il proprio allenatore (un ottimo Jason Suidekis), una sorta di padre putativo e compagno di vita, punto forte della pellicola, insieme all’atleta tedesco Luz Long (realmente esistito) , che incarna i valori di fratellanza, imparzialità e lealtà, in una vicenda da far vedere nelle scuole. E poi racconta una parentesi poco nota, ovvero gli accordi fra americani e tedeschi , entrambi colpevoli di voler strumentalizzare le Olimpiadi per i propri scopi.
Il messaggio che “Race: il colore della vittoria” lancia è semplice quanto commovente, e chiarisce come lo sport sia qualcosa che azzeri le differenze di ogni sorta e sia in grado di dare una seconda opportunità a chiunque. Una storia di coraggio, che prescinde sempre dalla vittoria, e che a volte, come la Storia insegna viene premiato.
Peccato che il film sia penalizzato da un regia di matrice televisiva. Se solo Hopkins avesse osato un po’ di più nel filmare i momenti in cui Owens correva sulla pista invece di limitarsi a banali e frettolose riprese il film avrebbe segnato dalla sua qualche scena memorabile. Resta un prodotto da bollino verde, un film per famiglie adatto a grandi e piccoli, con buoni picchi di emozione.
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