Regia di Stephen Hopkins vedi scheda film
Sono stato l'unico presente in sala alla prima proiezione di questo film a Pisa, nel giorno della sua prima uscita italiana (peraltro in occasione del 36' anniversario della morte di Jesse Owens, numero coincidente con l'anno di quelle Olimpiadi). Non mi era mai capitata una cosa del genere e dopo la visione è un aspetto che mi rende assai felice da una parte (mi basta poco) e meno dall'altra (fa tristezza che un film del genere abbia avuto simile accoglienza). Il film è spettacoloso sia per regia che per (soprattutto) sceneggiatura e devo dire che non me l'aspettavo affatto, avendo già visto vari film di Hopkins che ricordo come regista di sequel di film horror di seconda fascia oltre che di pellicole modaiole come Lost in Space. E invece mi sono visto un film che ha una sceneggiatura favolosa, che non strumentalizza troppo i successi di Owens e che oltre a evidenziare la follia nazista mette sotto la luce dei riflettori anche l'atteggiamento razziale degli americani (che in quegli anni era a dir poco tremendo, basta leggere, al di là di Owens, le biografie di altri sportivi di colore). Oltre alla storia di Owens, viene poi trattata molto bene la genesi e lo svolgimento delle Olimpiadi del '36, la minaccia del boicottaggio americano, i rastrellamenti e la manipolazione massmediatica dei nazisti (nella persona di Goebbels) capaci di organizzare una sfarzosa edizione esaltata dall'essere la prima trasmessa dalle televisioni (interessante ruolo della famosa regista pupilla del Fuhrer costretta a duellare con l'ostracismo di Goebbels interessato solo ai successi nazisti). Scenografie notevoli, ottima regia specie per il ritmo (da urlo il piano sequenza in cui Owens fa l'ingresso nello stadio di Berlino). Cast artistico non stellare, ma funzionale (mostruoso l'attore che interpreta Goebbels, il migliore del cast per come trasmette l'apatia e la freddezza di questo uomo malvagio). Davvero un film consigliato, da mostrare nelle scuole medie e superiori per sottolineare, dato che non fa mai male, la vera essenza dello sport quale dimensione (dovrebbe valere anche per tutto il resto) dove le diverse origini e le diverse etnie servono, al massimo, a delineare le varie squadre chiamate a confrontarsi su un campo di gara nel reciproco rispetto e con la dovuta spinta morale volta si alla vittoria e all'esaltazione, ma sempre nel rispetto delle regole e dei valori etici. Dunque le Olimpiadi come occasione, specie per quei tempi, di incontro di diverse culture e di scambio di valori, opinioni e tecniche tra persone che hanno interessi e passioni coincidenti e mai quale campo di battaglia o vetrina finalizzata alla sopraffazione politica e culturale (come invece succederà anche in piena guerra fredda).
Qua la mia recensione completa: http://giurista81.blogspot.it/2016/04/recensione-cinematografica-race-il.html
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