Regia di Johannes Roberts vedi scheda film
Una coppia americana decide di rimanere in India (precisamente a Mumbai ) una volta scoperto che lei è incinta. La coppia diventa così una famiglia con 2 bellissimi bambini. Purtroppo uno dei due figli, Oliver per la precisione, muore in un terribile incidente automobilistico nel quale si salvano la madre Maria e la figlia più piccola. Il tempo passa ma Maria non riesce a darsi pace per la perdita del figlio, arriva addirittura a tentare il suicidio ingerendo una dose eccessiva di farmaci. La governante indiana decide di aiutare la sua padrona mettendola al corrente di un antico rito del suo villaggio. In un tempio abbandonato è possibile mettersi in contatto con il proprio caro defunto e salutarlo per l'ultima volta attraverso la porta chiusa del tempio . Ovviamente la porta non deve essere aperta e il morto deve essere lasciato andare senza nessun contatto con il mondo dei vivi. Ma come succede nel più famoso film "Pet semetary"-1989 di Mary Lambert, Maria cerca di allungare l'incontro con Oliver oltre il tempo concesso permettendo così a Oliver di tornare a casa...da morto.
Se la prima parte del film risulta riuscita nella preparazione della storia e nella ricerca di una credibilità per il rito all'incontro con il defunto, nella seconda parte- che dovrebbe essere quella più horror- il film non riesce a mantenere il ritmo necessario per risultare del tutto efficace. La mancata elaborazione del lutto e il senso di colpa di Maria per non essere riuscita a salvare il figlioletto nell'incidente , fa entrare lo spettatore in empatia con la protagonista, così che si accetta immediatamente la possibilità di credere a qualsiasi rito per riavere il figlio. È molto suggestiva la complicità che si instaura tra lo spirito del figlio morto con la sorellina e la madre che sono immediatamente disposte ad accettarlo nuovamente nella loro vita. Quello che non soddisfa del tutto chi guarda il film (o me comunque ) è la mancanza di vero horror. Il film tende a essere quasi più un "drammatico" a tinte horror, e le scene che dovrebbero essere forti o paurose, rimangono limitatamente suggestive. Quello che rende buono il film non è quindi la tematica horror presente quanto tutto un contorno ambientale, la buona recitazione e l'atmosfera inquietante che non abbandona mai la storia. Ho trovato insolito e originale aver ambientato la storia in India, questo ha creato a parer mio quello squilibrio necessario tra cultura occidentale e orientale tale da permettere una rottura nel rito centenario. Solo chi non conosce e quindi non rispetta le regole di antiche credenze può così superficialmente infrangerle. La gioia di aver ritrovato il figlio perduto svanisce nel momento in cui si comprende che quel figlio non è più quello che si aveva. Il regno dei morti reclama il suo corpo, i conti di "entrata e uscita" devono tornare sempre (almeno nell'aldilà ), e il prezzo da pagare per essere stati ingordi nell'utilizzare il tempo a disposizione, sarà molto più caro del previsto. Nel panorama cinematografico di questi ultimi tempi "The other side off the door" di Johannes Roberts, rimane un film carino, ben fatto ma (come purtroppo spesso accade) poco coraggioso.
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