Regia di Daniele Vicari vedi scheda film
Lavoro importante, di Daniele Vicari.Grandissima Isabella Aragonese.
Ogni mattina Eli,un'immensa Isabella Aragonese,che abita sulla Pontina ,moglie innamorata, madre instancabile, lavoratrice indefessa,si sveglia all'alba e affronta un viaggio lunghissimo e doloroso tra pullman, metropolitane e autobus, per raggiungere il posto di lavoro che si trova nel centro di Roma. Fa la barista,in nero e per pochi soldi,ma ci sa fare con i clienti, con i quali riesce a stabilire un rapporto cordiale, ma al contempo contenuto,ha quattro figli da mantenere e un marito disoccupato,che si barcamena tra impieghi temporanei.Per forza maggiore è costretta a sopportare un datore di lavoro schiavista,avido e venale, che la "multa" per i suoi inevitabili ritardi, e sua moglie dispotica ed arrogante. Vale invece è sola, è una danzatrice e performer e si mantiene con il lavoro nelle discoteche,ha un rapporto difficile con la madre, un’attrazione per la partner di ballo che forse salva, da un compagno violento.Vale ed Eli vivono nello stesso palazzo a Nettuno,sono legate da un affetto profondo,amiche da sempre, anzi, "sorelle", in comune hanno l'amore per il ballo,ma le due donne appartengono a mondi solo apparentemente diversi, in realtà sono due facce della stessa medaglia,entrambe vittime di un società feroce, che non ha pietà per i più deboli e per i più buoni,i più sensibili, quelli che hanno coscienza,amore per la famiglia e per il prossimo.
Il film, ideato, scritto e diretto da Daniele Vicari è un prodotto ben realizzato, un’opera diversa, spiazzante,il regista porta la sua telecamera nelle periferie romane, per raccontare il piccolo mondo infame e meschino,che fa da sfondo a quel nuovo proletariato urbano che popola,sciagurato le nostre città,portandosi stancamente da una parte all'altra,pendolari,come "zombie" alla ricerca di una briciola di felicità.Vicari affonda e s'immerge nella realtà, senza adoperare scorciatoie,non usa il bisturi,ma la scava, la indaga, la scarnifica senza riguardi. Il regista entra nel racconto, da una prospettiva insolita,"dal basso", con l’obiettivo di fotografare, senza filtri, la squallida realtà che ci circonda. Ha il coraggio di mostrarci quel mondo per come è veramente e ha il pregio di non scadere mai nel patetico, mantenendo dall’inizio alla fine un rigore estetico di altissimo livello, Eli subisce una vita agra, quella di chi a un certo punto "scoppia", la figlia più grande le confessa " se donna significa diventare come te, preferisco morire"come darle torto?
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