Regia di Daniele Vicari vedi scheda film
FESTA DEL CINEMA DI ROMA 2016 - SELEZIONE UFFICIALE
Non c'è più sole, né cuore ne' amore nelle vite delle famiglie che arrancano per arrivate al fine mese.
E per chi vive nell'incertezza una vita di esibizione ed arte basata sul proprio corpo, ma percepita ovunque come una svendita mercenaria della fisicità.
Una madre di famiglia e una performer della danza abitano lo stesso stabile e si aiutano vicendevolmente, bisognose una dell'altra come in una vita in simbiosi.
La madre è l'unica a lavorare e mantiene un marito disoccupato e quattro figli piccoli o neonati.
La danzatrice, in crisi di identità e pure confusa sessualmente, aiuta l'amica tenendole i bambini e impartendo lezioni alla bimba più grande.
La madre trascura le sempre più frequenti avvisaglie di un grave problema cardiaco, messa sotto scacco da un contratto di lavoro che la vincola come sotto ricatto.
Sole, cuore e amore sono miraggi lontani, perche manca tempo, denaro, ma anche predisposizione a guardare avanti con una espressione da cui trapela ottimismo o distensione.
Vicari è un solido regista che qui, costretto in vicende intime, pur frutto di un disagio generazionale che parte da una crisi economica senza precedenti, sbaglia a non scegliere con decisione su quale dei due binari narrativi concentrarsi.
In particolare avrei apprezzato ci si fosse concentrati sulla vicenda familiare, la più attuale ed universalmente in grado di farsi guardare e seguire: una storia attualissima che regala alla brava Ragonese un ruolo che settant'anni prima sarebbe toccato alla Magnani.
Il cinema italiano, oggi più che mai, non riesce ad evitare di chiudersi in un suo provincialismo che peraltro rispecchia problematiche reali e agghiaccianti, ma anche una tendenza a chiudersi ermeticamente rispetto ad un pubblico più vasto e globale; come se le nostre storie, intime e raccontate spesso anche con acuta sensibilità, non riuscissero a valicare i nostri confini, ormai troppo esigui e insufficienti, preferendo crogiolarsi in una intimità tragica che stenta a rapportarsi col resto del mondo, pur raccontando problematiche socio-caratteriali decisamente di vasta scala, se non a carattere universale.
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