Trama
Negli ultimi trent'anni, il dottor Jean-Pierre Werner ha lavorato come medico generico in un paese di campagna, distante da qualsiasi altra struttura medica. Quando scopre di soffrire di una grave malattia, non ha altra scelta che quella di trovare un sostituto, sebbene non consideri nessuno alla sua altezza. Può però contare su Nathalie, recentemente arrivata dall'ospedale per aiutarlo.
Approfondimento
IL MEDICO DI CAMPAGNA: UNA FIGURA IN VIA D'ESTINZIONE
Diretto da Thomas Lilti e sceneggiato dallo stesso con Baya Kasmi, Il medico di campagna racconta la storia di Jean-Pierre, un medico generico di una zona di campagna che guarisce e assiste gli abitanti del posto giorno e notte, sette giorni su sette. Anch'egli malato, Jean-Pierre è considerato insostituibile ma deve presto cedere il posto a Nathalie, dottoressa arrivata da un ospedale per aiutarlo ma che deve adattarsi alla nuova vita.
Con la direzione della fotografia di Nicolas Gaurin, le scenografie di Philippe Van Herwijnen, i costumi di Dorothée Guiraud e le musiche originali di Alexandre Lier, Sylvain Ohrel e Nicolas Weil, Il medico di campagna segna una nuova incursione di Lilti nel mondo della medicina dopo Hippocrate (2014) e a spiegarne le ragioni è lo stesso regista: «Prima di diventare regista, ero un medico. Spesso mi sono ritrovato a fare delle sostituzioni in zone di campagna, prendendo il posto temporaneamente di medici esperti su cui tutti potevano contare. Diventando regista, ovviamente, non ho dimenticato tutte le informazioni che ho immagazzinato nella mia precedente vita: da qui, nasce la mia attenzione nei confronti della medicina. Da un punto di vista prettamente cinematografico, poi, la figura del medico di campagna è molto romantica. Non voglio di certo fossilizzarmi nel genere: a pensarci bene, Hippocrate e Il medico di campagna hanno in comune solo lo sfondo medico ma sono due storie molto distinte. Hippocrate conduceva lo spettatore all'interno del microcosmo ospedaliero rappresentato come una società a se stante. Il medico di campagna, invece, ha un protagonista che è un dottore esperto che pratica e conosce molto bene la medicina.
Il medico di campagna è come un vero eroe popolare, la gente lo ama e ha la particolarità di essere una figura quasi in via di estinzione a causa del continuo spopolamento delle campagne. Incarna un importante ruolo sociale e funge da legame tra le generazioni, lottando contro l'isolamento e la solitudine dei suoi pazienti. Nel mio film, ha il volto di François Cluzet, che a differenza di Marianne Denicourt (che interpreta Nathalie) non ha voluto trascorrere tempo in compagnia di un vero medico di campagna. Marianne, per voler suo, ha conosciuto dei veri medici generici, li ha seguiti durante le visite ai pazienti e ha raccolto le loro testimonianze.
Tutti i personaggi di Il medico di campagna, compresi i pazienti, sono attori professionisti. Tutti tranne uno: il contadino che all'inizio del film viene curato da François Cluzet. Si tratta del proprietario della fattoria in cui stavamo girando. Tra i pazienti, poi, ve ne sono alcuni con disabilità mentali. Pur non essendo attori nel vero senso del termine, hanno alle spalle alcune esperienze cinematografiche o di esibizioni in pubblico, come ad esempio Yohann Goetzman.
Jean-Pierre, il mio medico di campagna, è una sorta di tuttofare: medico, badante, consigliere, confidente... E ciò spiega il sovraccarico di lavoro a cui è chiamato, nonostante sia egli stesso malato. La malattia e la lotta contro essa è anche il motivo per cui diventa impellente il bisogno di essere sostituito, cosa spesso non facile nella realtà. A venire in suo soccorso è Nathalie, la stessa dottoressa d'ospedale che ha curato il suo tumore. Con un approccio alla disciplina del tutto differente, Nathalie inizialmente non è ben vista da Jean-Pierre, che non desidera invasioni nel suo territorio e non vuole rendere nota la sua malattia».
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Commenti (9) vedi tutti
Un film decisamente "lineare", corretto, minimalista (fin troppo?); comunque niente paura, vale il tempo della visione. Voto: 6 (sei).
commento di Roberto MorottiDopo un sorprendente esordio, Lilti firma ancora una volta una storia al centro della quale si trova un medico umanissimo che fa da catalizzatore di una piccola comunità rurale. L’arrivo di un’intrusa è l’espediente narrativo per mostrare come la riottosità di fondo degli autoctoni debba, alla lunga, rendere le armi all’accoglienza.
leggi la recensione completa di barabbovichUn film delicato e attento ai veri bisogni di singole persone e di una comunità.
commento di sarvaegoInterpretazioni valide ma Film altalenante e triste.voto.5.
commento di chribio1Un film corretto e innocuo,come tutta la storia che racconta,si vede....e non fa male.Voto 5.5
commento di ezioPiccolo, ma prezioso film
leggi la recensione completa di Furetto60Film molto piacevole.. rilassante.. emozionante. Storia realistica in campagna. Regia ottima , attori perfetti per il loro ruolo. Francois Cluzet è sempre coinvolgente. voto 7
commento di nicelady55a me non è piaciuto per niente..temi affrontati in maniera superficiale,,, scontato, poco credibile(malattia del protagonista)... lungo ed anche un po' noioso!!
commento di cinemachepassioneIl cinema francese riesce spesso a costruire un film gradevole, delicato, con dei messaggi positivi anche da una trama esile. Viene fuori una piccola comunità fraterna, colta,disponibile, tesa ad un miglioramento collettivo. Ottima l'interpretazione di tutti, nonchè la regia e il ritmo generale.
commento di sorry