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Driver l'imprendibile

Regia di Walter Hill vedi scheda film

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La recensione su Driver l'imprendibile

di maso
8 stelle

              

 

"The driver" prosegue la grande tradizione dei film a tutta birra prodotti in America negli anni settanta tra i quali cito "The French Connection" e "Duel", questa volta però il regista Walter Hill fa una scelta di sceneggiatura radicale scrivendo una trama esilissima e dei personaggi che non hanno neppure un nome, a malapena una dimensione li caratterizza: per il protagonista una freddezza impassibile di fronte a tutto in una vita che concede spazio solo per il suo lavoro e nessun tipo di sentimento, per il detective che gli da la caccia una vena di follia che condiziona il suo agire sgradito anche ai suoi colleghi, per la giocatrice un alone di mistero che da sempre la donna racchiude nel genere noir e "Driver l'imprendibile" ha tutte le caratteristiche di questo genere, del western e del cinema esistenzialista e silenzioso del miglior Antonioni, non a caso the driver pronuncia appena 350 vocaboli senza esprimere mai un'emozione per le azioni che compie.

Scritto su misura per Steve McQueen non poteva avere protagonista più adatto ma McQ era ormai malato e il ruolo fu affidato con oculatezza a Ryan O'Neal che è sempre stato un attore poco espressivo e in questo caso la sua passività è la caratteristica principale del personaggio dell'autista imprendibile al servizio della malavita, il suo sfidante è un inquietante e bravissimo Bruce Dern disposto ad allungare il brodo delle indagini pur di acchiapparlo, la Adjani è invece una donna fatale che non chiarisce i suoi intenti nemmeno quando volta le spalle ai due rivali dopo il faccia a faccia finale alla stazione, non fa coppia con the driver per attrazione e nemmeno per passione: è una giocatrice "Se perdo io sono al verde, se perdi tu finisci al fresco" puntualizza con the driver, bello anche se con poco screen time il personaggio di Ronee Blakeley "the connection" fra the driver e la malavita. 

Hill lascia tutto in sospensione fino all'ultima inquadratura e fa chiarezza solo sulle scene di inseguimento assolutamente perfette per la costruzione del montaggio: non c'è mezzo secondo di film sporcato dall'effetto cranking che a mio parere risulta spesso artificioso mentre Hill si è sbizzarrito alternando riprese da angolazione fissa sulla strada dove irrompono i veicoli con riprese all'interno dell'abitacolo che inquadrano l'autista concentrato e subito dopo il suo punto di vista che sembra cozzare sull'auto inseguita, preziosissimo anche il lavoro degli stuntman nella scena in cui viene demolita in tempo raele la merchedes arancione ed altrettanto il sonoro fra sgommate e lamiere cigolanti soprattutto nei cappottamenti delle auto della polizia all'inizio e della corvette argento alla fine.

Condivide atmosfere e luci con "Thief" di Mann , non mi sarei stupito se uno dei clienti di the driver fosse stato James Caan in uno dei suoi furti di appartamento, chi sa se non c'è una scena di questo tipo nella versione di 131 minuti che Hill non ha mai pubblicato ma che alcuni giurano di aver visto, lo stesso Hill la ritiene una leggenda metropolitana ma a quanto pare altri inseguimenti furono scartati dal montaggio finale, tutte le scene con Cheryl Smith furono escluse a malincuore dal regista cancellando il suo personaggio dalla trama e nella versione in DVD americana è stata inclusa negli extra una scena tagliata che definisce meglio le origini del protagonista, rimane il fatto che ancora oggi Walter Hill non sembra per niente intenzionato a pubblicare una versione director's cut con questi famigerati quaranta minuti.

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