Regia di Raoul Peck vedi scheda film
Vita di Karl Marx dal 1843 al 1848 (anno della stesura del Manifesto del Partito Comunista) attraverso Germania, Francia, Belgio e Inghilterra. All’inizio il film fa un effetto un po’ straniante, perché siamo così abituati a vedere Marx in look da Babbo Natale con la barba bianca che facciamo fatica a identificarlo con quel giovanotto polemico e pugnace; e lo straniamento si accentua quando lo vediamo fare la conoscenza di Bakunin a un comizio di Proudhon e giocare a scacchi con Engels in una birreria. È soprattutto la storia di due giovani che non si limitano a sognare un futuro migliore, ma si impegnano a costruirlo: perciò è un oggetto inattuale, per la sua ingenua fiducia nel sole dell’avvenire; ma al tempo stesso vorrebbe affermare la propria attualità, mostrando nei titoli di coda gli sviluppi dell’idea rivoluzionaria fino ai nostri giorni (magari a prezzo di qualche forzatura). Però non chiude gli occhi sul peccato originale dei nostri eroi, che alla lunga farà diventare la loro creatura un Saturno che divora i propri figli: il dogmatismo, l’attitudine a spaccare il capello in quattro e a scomunicarsi vicendevolmente. Viene poi dedicato un adeguato spazio al privato, ossia a due mogli speculari: la nobile Jenny von Westphalen, che ha sposato un agitatore spiantato, e l’operaia tessile Mary Burns, che ha sposato il figlio del padrone.
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