Regia di Marco Danieli vedi scheda film
Venezia 73 – Giornate degli autori.
L’esordio di Marco Danieli fa intravedere buone cose, sicuramente ha delle idee e si propone anche di svilupparle senza aver timore di modificare spesso delle traiettorie in corso d'opera, tanto che ad un certo punto la sua storia avrebbe potuto dirigersi in diverse direzioni senza troppi problemi.
Difetta giusto di un po’ d’ingenuità proprio nell’individuare, soprattutto nel pre finale, l’orientamento ultimo che invece ritrova, in qualche modo, giusto sui titoli di coda.
Giulia (Sara Serraiocco) è una ragazza che rispetta, credendoci, tutte le regole che la legano alla sua famiglia e a un gruppo di Testimoni di Geova.
Dentro di lei cambia qualcosa quando conosce Libero (Michele Riondino), un ragazzo appena uscito di prigione, finendo con l’innamorarsi di lui.
A questo punto, pensa di lasciarsi tutto alle spalle per abbracciare una libertà che desidera con sempre più ardore, ma nella sua nuova avventura dovrà comunque fare i conti con delle avversità che la metteranno in pericolo, instillando in lei dei dubbi sulle sue scelte di vita.
Al di là delle caratterizzazioni di due realtà molto diverse, opinabili fin quanto si vuole a seconda delle proprie convinzioni/esperienze - come la vita sotto le regole dettate da un gruppo religioso (che oltre a chiedere, dà come viene comunque mostrato più volte) e una storia d’amore subordinata a una condizione sociale che tende a negare le seconde possibilità (anche se qui effettivamente ce ne sarebbe una, almeno in un primo momento) - La ragazza del mondo ha la capacità di trovare fin da subito una sua individuale strada di sviluppo all’interno della più classica storia di formazione che riguarda Giulia.
Un personaggio scritto contemplando una fede in cui mette tutta se stessa, ma che la limita rispetto alle sue coetanee mettendola in difficoltà e da qui, insieme alla conoscenza di un ragazzo molto diverso da lei, per la serie i poli opposti si attraggono, si schiude, scontrandosi con quel micro sistema di cui faceva parte attivamente e poi con il mondo fuori che non è lì pronto ad accoglierti a braccia aperte solo perché hai deciso di farne parte nel nome dell'amore appena scoperto.
Le descrizioni sono variegate, in ogni caso non è mai tutto oro quello che sembra luccicare così come la parte negativa è chiara ma non monodimensionale, la trama continua a evolversi con costanza, con anche scelte azzardate che in parte pagano (il binomio spaccio-fede fa tremare i polsi ed è gestita per il minimo del tempo necessario per le esigenze di copione).
Formalmente, per essere un’opera prima per tanti membri del cast tecnico e non solo del regista, è quasi sorprendente, il montaggio produce un ritmo soddisfacente senza scossoni insopportabili, mentre la fotografia, nel limite delle possibilità, non cade nelle soluzioni para televisive, semmai il film s’incaglia quando il bivio narrativo si accosta alla conclusione.
Proprio sul più bello, arrivano una serie di snodi che generano più dubbi, con qualche esagitazione di troppo, ma anche per la bravura degli interpreti - Sara Serraiocco continua a maturare velocemente e Michele Riondino si cala agevolmente nella parte del ragazzo problematico senza reale speranza di redenzione – riesce, seppur faticosamente, a reggere e poi il vero finale è proprio indicato in relazione al tragitto e a come Giulia si è posta con la vita nel corso del tempo.
Lontano dal generare facili entusiasmi, La ragazza del mondo almeno racconta una storia strutturata, di questi tempi, soprattutto a Venezia 73, non è una cosa così scontata per un titolo italiano, mostrando capacità di sintesi e argomentazioni mutevoli, oltre al coraggio - nel bene e nel male - di affrontare temi scomodi attribuendo giudizi, ma senza per forza andare di pari passo con la corrente che tira (in fondo, ovunque si trovano restrizioni e possibilità).
Imperfetto ma caparbio.
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