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Star Trek Beyond

Regia di Justin Lin vedi scheda film

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Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su Star Trek Beyond

di YellowBastard
7 stelle

Ultimo prodotto del franchise creato da Gene Roddenberry nei lontani anni'60 per realizzare un tipo di fantascienza più ottimista e umanista del solito, e che è finito per incagliarsi in tempi troppo enfatici e pessimistici rispetto alla sua natura. In attesa di un tipo di nome Quentin Tarantino.

 

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La saga cinematografica di Star Trek, orfana del suo alfiere ultimo impegnatosi a lavorare (o collaborare?) direttamente con il "nemico" sembrava ormai ad un passo dal disastro, tra fan inferociti e paure ancestrali e di fine millennio di una deriva troppo commerciale (come se i film di Abrams fossero invece qualcos'altro!) o di matrice populistica o, peggio del peggio, addirittura fumettistica (!!) e un povero Simon Pegg, co-sceneggiatore del film, a cercare di calmare i più scalmanati. 
In fondo un vecchio adagio non dice forse "scherza con i fanti ma non con i guardiamarina della Federazione"?

E io stesso sono il primo ad ammettere che, effettivamente, questo terzo capitolo, rispetto al precedente, abbandona quasi completamente un tono particolarmente crepuscolare ed oscuro per abbracciare (nonostante membri dell'equipaggio dispersi nello spazio, fatti a pezzi, mummificati o disintegrati da antiche armi aliene) un tono più solare e ottimistico o comunque più in linea con la tradizione iniziata da Gene Roddenberry negli anni'60. 
Forse con l'abbandono di Abrams alla regia qualcosa si è comunque perso ma, ammettiamolo, qualcos'altro, forse anche di più importante, è stato recuperato al suo posto.
Basta questo per recensire comunque in maniera positiva questa pellicola? Trattandosi di Star Trek, sì.

 

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Beyond è un'avventura di fantascienza con moltissima azione, anche con qualche momento epico, empatico quanto basta, con tantissima ironia e fantasia (la stazione spaziale Yorktown, per quanto esagerata o improbabile, è uno spettacolo per gli occhi), citazionista il giusto e senza esagerare ma soprattutto mostarndo devozione e rispetto per ciò che Star Trek è stato e per ciò che potrebbe ancora essere. 

Di grande impatto visivo, ottimo il lavoro alla fotografia di Stephen F. Windon e alla scenografia di Thomas E. Sanders, ma l'azione ha spesso il sopravvento su una storia estremamente semplificata e lineare, di natura certamente trekkiana (sembra presa di peso, anche come ambientazioni, da un episodio della serie classica) ma nel quale, in definitiva, molti dei suoi pregi finiscono però per diventarne anche i suoi limiti, come una certa mancanza di ambizione per un franchise che ha i numeri per poter essere anche di più di puro e semplice intrattenimento. 
Piuttosto convenzionale nella forma, quindi, ma che presenta, anche se marginalmente, diversi spunti interessanti o riflessivi non indifferenti.
La natura del personaggio di Krall, ad esempio, non mi è dispiaciuta così come il confronto tra due visioni opposte di come potrebbe o dovrebbe essere il nostro futuro: uno dominato dalla paura e dalla insicurezza, la cui sopravvivenza può essere garantita sola dalla sopraffazione del più forte sul più debole e dettata dai propri particolari egoismi (e i suoi rimandi purtroppo attualissimi ad una società che fa fatica a convivere con se stessa e con le proprie paure) e di contro, invece, il sogno più ottimistico di Roddenberry che attraverso Star Trek ci ricorda costantemente che possiamo essere migliori di così e che ci ispira, per il futuro, a cercare a essere qualcosa di più e che scegliere un mondo migliore è ancora possibile. 
In fondo non male come modo per celebrare il 50° anniversario della saga.

 

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N.P. Finalmente viene data importanza e rilievo al personaggio di McCoy (bravissimo Karl Urban), piuttosto bistrattato finora dalla gestione J.J., e la cui accoppiata con Spock/Quinto meriterebbe, da sola, una sua serie di "Buddy Movie" da ambientare nello spazio! 

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