Regia di Justin Lin vedi scheda film
Di fronte a fenomeni seriali storici ed imprescindibili della portata di Star Trek,la storia singola ormai non conta più,né riesce ormai a differenziare un film dal suo precedente.Qui risalta una certa ironia di fondo,lo stile vintage più accentuato che nei due precedenti,ed il solito utile messaggio di tolleranza ed aggregazione tra specie viventi
Se la produzione ed il progetto restano strettamente nelle mani di J.J. Abrahams (regista de Star Trek - Il futuro ha inizio - 2008 e Star Trek - Into the darkness - 2013), la regia del terzo episodio della nuova serie di Star Trek passa all’esperto cineasta action Justin Lin, responsabile di alcuni tra i più noti e remunerativi Fast & Furious e di alcuni episodi della seconda stagione di True Detective.
Sceneggiato dall’attore Simon Pegg, che ancora questa volta si ritaglia il ruolo del tecnico bizzarro ma efficiente (Ma non è lo stesso ruolo, seppur con diversa ambientazione spazio-temporale, degli ultimi episodi della serie cinematografica di Mission Impossible??) a bordo dell’Enterprise, il film vede i nostri soliti eroi (giovani, visto che si tratta delle nuove leve cinematografiche) alle prese con un viaggio lungo cinque anni, con Kirk in odore di promozione, costretto suo malgrado a sorbirsi le poetiche ed accorate (ma anche un po’ patetiche) considerazioni del Commodoro, quando costui cerca di proporgli Spock come suo successore.
Durante il viaggio un incontro/salvataggio di una nave aliena inoltra l’astronave presso una nebulosa che racchiude una terribile trappola, in grado di compromettere seriamente le condizioni della prestigiosa astronave di Kirk.
Un atterraggio di fortuna condurrà i nostri eroi nel solito luna park di pericoli e corse a perdifiato, sotto scenari che ormai le tecniche cinematografiche più avanzate ci consentono ormai di poter definire “consueti”.
Nulla di veramente sorprendente o nuovo, ma è pur vero che, rispetto al capitolo precedente, questo film si distingue, almeno in parte ed in senso positivo, per quella carina e un po’ scanzonata atmosfera “vintage” che, sin dalle tutine colorate degli eroi, come dalle eccentriche pettinature dei nostri principali protagonisti, o pure dagli abiti civili che più spesso di altre volte gli si vede loro indossare, trapela prepotentemente da molti contesti e situazioni.
Mostri e mostriciattoli che fanno il verso (banalmente) a Star Wars non si pongono problemi di risultare barocchi ed improbabili nelle loro conformazioni eccentriche e gommose: non conta qui il realismo, e gli scenografi lo sanno bene: conta l’effetto “amarcord” che riporti al passato, alla mitica vecchia guardia degli storici interpreti, col vecchio Spock Leonard Nimoy che appare in più occasioni (seppur in sole immagini) e viene salutato malinconicamente, ma con affetto, lungo gli infiniti titoli di coda.
In tema di saluti “tristi” aggiungiamo che il film costituisce una delle ultime apparizioni per il compianto giovane e brillante attore Anton Yelchin, scomparso pochi mesi orsono per un assurdo incidente domestico.
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