Regia di James DeMonaco vedi scheda film
In un futuro distopico non così lontano, i "nuovi padri fondatori" a stelle e strisce hanno architettato un sistema per contenere la delinquenza: lasciare che, una volta all'anno, la popolazione si sfoghi, brandendo armi e avendo piena libertà di omicidio: 12 ore di legalità totalmente sospesa. Lo chiamano "lo sfogo" (ma nel titolo originale è The purge) e, in una società nella quale le disuguaglianze continuano inesorabilmente a crescere, i più ricchi sono anche quelli meglio attrezzati per asserragliarsi in casa e stare al sicuro. Stavolta - siamo al terzo episodio dopo La notte del giudizio e Anarchia - ci sono in ballo le elezioni alla presidenza degli Stati Uniti. A contendersi un posto alla Casa Bianca c'è una senatrice (Mitchell) che dieci anni prima, proprio nella notte dello sfogo, ha visto massacrare tutta la sua famiglia ed è decisissima a sospendere la macabra ritualità imposta dai padri fondatori, mentre dall'altra c'è un fanatico (Secor) colluso con militari e altri senatori intenzionati ad approfittare proprio della notte del giudizio per eliminare la candidata avversaria. La quale, insieme alla sua guardia del corpo (Grillo), al gestore di un dispaccio alimentare (Williamson) e a un suo aiutante dalla Fedi-na penale non proprio immacolata (Soria), sarà costretta a una fuga esasperante per non essere uccisa.
Fantapolitica in veste di western metropolitano, Election Year sembra sorvegliare con più attenzione il tasso splatter dei due film precedenti, per concentrarsi - con uno stile che richiama quello di John Carpenter - su come arrivare all'epilogo, telefonatissimo fin dall'inizio.
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