Regia di Dan Trachtenberg vedi scheda film
Psicologia, giallo, azione e fantascienza. Consigliato a chi piacciono tutti questi ingredienti.
Quasi dieci anni fa il catastrofico monster movie Cloverfield, che vedeva alla produzione la prestigiosa firma di J. J. Abrams, allora reduce dall’enorme successo globale della serie cult Lost, ottenne discordi pareri tra pubblico e critica ma ebbe senz’altro il merito di mostrare una via alternativa di coniugare riprese a basso budget con grande tensione narrativa.
Se il punto di forza del capitolo originario consisteva proprio nella originale scelta di non mostrare mai esplicitamente quale fosse la minaccia, questo ideale seguito fa altrettanto, limitando però il raggio dell’azione, che in origine interessava l’intera città di New York, ad un claustrofobico - seppure attrezzatissimo - bunker sotterraneo, nei pressi appunto di Cloverfield Lane, come si scoprirà alla fine.
Qui si ritrova ad essere rinchiusa una ragazza, Michelle, dopo un incidente stradale che l’ha condotta fuori strada, lasciandola priva di sensi. Al suo risveglio scopre di trovarsi in una sorta di celletta, con una gamba fasciata, una flebo al braccio e ammanettata all’umida parete di cemento. Un burbero e taciturno uomo di nome Howard le fa visita, sostenendo di averla salvata in quanto all’esterno è in corso una grave epidemia, scatenata da un attacco terroristico di matrice aliena. Poco dopo la ragazza fa la conoscenza di un altro inquilino del bunker, tale Emmett, un ragazzo amico del padrone di casa, che le conferma la versione dei fatti. Inizia così una difficile e tesa convivenza, ma strani rumori e altrettanto strani indizi sulla sincerità di Howard fanno arrovellare i due sulla veridicità di quanto stia accadendo realmente fuori.
La storia è dunque un thriller psicologico incentrato sul tema, non di certo inedito, della sopravvivenza in un ambiente ostile e ristretto, che attinge a parecchi altri prodotti del genere, per dinamiche e ambientazione. Nonostante il sentore di già visto, però, la visione riesce ad avvincere ed incuriosire quanto basta, grazie al sapiente dosaggio di mistero e dramma, oltre che alle buone prove degli attori – un ombroso e minaccioso John Goodman e la grintosa e impavida Mary Elizabeth Winstead – inoltre negli ultimi minuti si assiste ad un vero ribaltamento di prospettiva che rimette in discussione i dubbi sul reale collegamento di questo film al già citato capostipite.
Psicologia, giallo, azione e fantascienza. Consigliato a chi piacciono tutti questi ingredienti.
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