Regia di Dan Trachtenberg vedi scheda film
Scommessa riuscita su come si possa alimentare tensione e spettacolo con un'ambientazione in interni, in una messa in scena che gioca le sue carte sulle invenzioni cunicolari e scenografiche ed i continui ribaltamenti di una prospettiva del possibile che agita il sospetto di un pericolo esterno tanto sconosciuto quanto letale.
In fuga dalla città e da una storia d'amore fallimentare, la bella Michelle viene speronata dall'auto di un sedicente benefattore che la rapisce, conducendola in un bunker antiatomico che ospita già un altro ragazzo. La versione dell'uomo è quella di una contaminazione ambientale che ha reso l'aria tossica e di una misteriosa invasione aliena che avrebbe già decimato la popolazione americana. Come non credergli?
Psicodramma (sci-fi) da camera in cui l'ambiguità e la mistificazione sono la dinamo di una dialettica psicologica che sposta continuamente l'ago della bilancia dalla sopravvivenza alla reclusione a quella dall'esclusione, dal 'dentro' di una insostenibile condizione di subalternità al 'fuori' di un letale risiko dell'ignoto, dalla padella di una trappola per topi di inevitabile concupiscenza alla brace di un serraglio formato-pianeta in cui soccombere all'istituto predatorio di rapaci creature venute dallo spazio. Già reduce da tre cortometraggi, l'esordiente Trachtenberg sembra allungare il sugo di un quarto fino alla misura del lungo, anche e soprattutto grazie all'ottima sceneggiatura a sei mani cui partecipa il premio Oscar Chazelle (Wiplash) ed al richiamo di un'ambientazione del primo capitolo del franchise (Cloverfield) cui ribaltare la prospettiva di una narrazione che evoca i mostri (della ragione) con cui ci si deve confrontare nelle situazioni del bisogno: da quella di un pacioso paranoico complottista a quella non meno rassicurante di un cestode quadrupede gigante mandato in avanscoperta.
Scommessa riuscita su come si possa alimentare tensione e spettacolo con un budget compatibile con un'ambientazione in interni e la superlativa prova di attori che reclamano la giusta parte del cachet, in una messa in scena che gioca le sue carte sulle invenzioni cunicolari e scenografiche degne del migliore Wes Craven (La casa nera) ed i continui ribaltamenti di una prospettiva del possibile che agita il sospetto di un pericolo esterno tanto sconosciuto quanto letale (Kynodontas). Tra il complesso di elettra di una M.E. Winstead in fuga da un amore fallito ed alla ricerca di una salvezza dall'ingombrante figura paterna di un John Goodman che vagheggia la promiscuità di una forzata convivenza senza data di scadenza, lo spunto drammaturgico risiede nel riscatto dall'inazione, nella necessità di una presa di posizione che renda utilizzabile un biglietto ormai scaduto e consenta di svoltare per Houston quale base (di controllo) per la resistenza dall'ennesimo nemico e la conquista dell'ennesima forma di libertà dall'oppressore: chi fugge dai propri fantasmi, hai visto mai contribuisca alla salvezza di tutti?!! Mantenuto su di un registro di crudele sarcasmo ed agitato da sotterrane tensioni sessuali, si avvale di una strana coppia di attori che la diversità rende complementari e da un soundtrack di spassoso gusto vintage che sottolinea ironicamente i momenti dell'azione (I Think we're alone now, Tell Him, Venus).
Per chi credeva che il Disaster Movie non si potesse rinchiudere in casa.
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