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10 Cloverfield Lane

Regia di Dan Trachtenberg vedi scheda film

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M Valdemar

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Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su 10 Cloverfield Lane

di M Valdemar
6 stelle

 

locandina

10 Cloverfield Lane (2016): locandina



Una bottiglia di (buon) whisky ci salverà.

L'Apocalisse (forse) da una stanza. O meglio, da un bunker iperfornito sotto una fattoria, storico luogo - fisico e mentale - di tanta letteratura e cinematografia a stelle strisce, simbolo di paranoie e tesi cospirazioniste che hanno radici ben identificabili e tratti inconfondibili.
Soluzione classica - il thriller-horror da camera - che classicamente si apre: il viaggio in auto tra strade che tagliano verdi spazi sconfinati del sud degli Stati Uniti da parte di una donna che ha lasciato casa e compagno finisce con un forte schianto improvviso. Risveglio, presa di coscienza, spazio chiuso, catene, riconoscimento della situazione. Da manuale.
La venuta dell'inquietante carceriere, che sostiene di averle salvato la vita avendola liberata dall'incidente e protetta da un imprecisato attacco apocalittico (nucleare, batteriologico, alieno), è un ulteriore tassello nella (esemplare) costruzione di uno schema familiare. Ma elementi come il compagno di reclusione volontaria, e l'accettazione, dopo le iniziali perplessità, che una catastrofe potrebbe aver portato all'estinzione la razza umana disturbano lo schema deviando verso zone confuse, disturbate, che creano "attesa".
Eppure meccanismi oliati e dinamiche note (repulsione-stasi-attrazione-di nuovo repulsione-tentativo di evasione) si trascinano per buona parte - troppo, ed è il vero limite del film, tra verbosità imperante e stalli poco giustificabili - in un continuo gioco (con lo spettatore) nel quale i tre personaggi si incastrano come tessere di un puzzle che, in fondo, propone un'immagine risaputa.

John Gallagher Jr., Mary Elizabeth Winstead, John Goodman

10 Cloverfield Lane (2016): John Gallagher Jr., Mary Elizabeth Winstead, John Goodman

John Goodman, Mary Elizabeth Winstead

10 Cloverfield Lane (2016): John Goodman, Mary Elizabeth Winstead

Mary Elizabeth Winstead, John Goodman

10 Cloverfield Lane (2016): Mary Elizabeth Winstead, John Goodman


Pur restando addentro al racconto - che si assapora come un single malt distratti da altro (quello che verrà) - che il padrone di casa sia o meno un (p)orco psicopatico dagli oscuri segreti e che la combattiva "ospite" riesca alla fine a prevalere importa relativamente (sia per le prevedibili traiettorie del racconto e dell'evoluzione psicologica sia per l'andamento altalenante): ciò che preme, realmente, è la rivelazione dell'attesa.
Creata certo dalle parole del pacioccoso ambiguissimo "salvatore" così come da avvenimenti spaventosi (la donna implorante all'esterno che, contaminata, fa una fine orribile) ma soprattutto in virtù dell'ovvio fattore extradiegetico: ovvero l'apparentamento con Cloverfield, seminale found footage (ed invero uno dei pochi prodotti memorabili della specie).
Ebbene, pur esplicito sin dal titolo, si tratta di un collegamento pretestuoso, relegato sommariamente ai margini, nel finale.
E tuttavia la materia è ben gestita, sia per la carica dei personaggi - e degli attori che li interpretano (John Goodman incarna al meglio un'anima viscida e disturbata, John Gallagher jr funziona come ponte sacrificale, Mary Elizabeth Winstead rende benissimo, sapendo unire femminilità e risolutezza in un ritratto credibile di donna che non si limita a subire) - sia per il buon dosaggio degli elementi atti a figliare tensione, empatia, suspense, ritmo; ed è lì, in seguito al precipitarsi angoscioso degli eventi sino alla resa claustrofobica del mondo "fuori", che si sente, filnalmente, il gusto.
Una figura in scena, echi e suggestioni del capostipite che si avvertono, la scansione narrativa che deflagra nell'azione concitata, la lotta e la reazione combattiva e lucida (per mezzo di un'arma superalcolica).
Ed un bivio al termine, che apre, più che ad effettivi sequel, ad una risoluzione emblematica (la "scelta") come metafora di crescita e coscienza personali maturate.

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Ultimi commenti

  1. maurizio73
    di maurizio73

    Casting più c'è studiato mi pare di capire, con un Goodman adattissimo al ruolo (Red State) e la Winstead quale scomoda prigioniera che nessun carceriere vorrebbe mai avere. Il cinema americano fa sempre le cose per bene. Ciao.

    1. M Valdemar
      di M Valdemar

      Red State mi manca: Kevin Smith d'altronde non è granché affidabile. Dopo Tusk (orribile) ho chiuso per un po' con lui ...
      John Goodman sorprendente ma fino ad un certo punto: la parte gli calza a pennello.
      E sì, sul cinema americano non posso che concordare; e JJ Abrams ne è uno degli attuali, infallibili alfieri. Ciao.

  2. amandagriss
    di amandagriss

    mi sono piaciuti gli 'interni', grande tensione ben gestita, John Goodman è perfetto nel ruolo, pur non essendo materia originalissima la storia avvince e si lascia guradare che è un piacere, mi spiace per l'ultima parte, quella in superficie, che non mi ha convinta, riprende, certo, come dici, gli echi di Cloverfield che ho amato tanto, ma forse lo scarto tra il dentro e il fuori, con questa prima parte sicuramente possibile e l'ultimo segmento assai poco probabile e credibile (e secondo me nemmeno riuscito tanto bene: la lotta in auto con la molotov e il mostro, dài....) si fa sentire e stride parecchio, e pensare che Cloverfield invece mi è risultato credibilissimo fin da subito e fino alla fine. Comunque, son felice di averlo recuperato, c'ero rimasta proprio male avendolo perso al cinema. Ora che ho visto il film, il tuo scritto l'ho gustato di più, un saluto e a presto

    1. amandagriss
      di amandagriss

      però è anche vero che un racconto tradizionale si sarebbe fermato alla constatazione da parte della ragazza, una volta liberatasi, di quanto tutto fosse frutto della fantasia dell'uomo, e che in realtà non vi fosse in atto nessun attacco. il film riesce a farti cambiare continuamente idea, si nutre e si fonda sul dubbio, alimentando una tensione che tiene viva tutto il tempo, e questo è un pregio notevole; e poi nn ha paura di osare (di)mostrando che fuori i mostri ci sono per davvero, a fare buona compagnia a quelli che nascono e dimorano dentro la testa.

    2. M Valdemar
      di M Valdemar

      Già, bella chiave di lettura quella dei "mostri" dentro e quelli fuori; un po' come fondere l'orrore poeiano (il male originato dalla follia e dalle perversioni dell'uomo) con quello lovecraftiano (alieno, sconosciuto, indicibile, mostruoso). Un equilibrio maggiore però avrebbe giovato (l'impressione, netta, è che la parte in superficie sia stata concepita-girata-montata in maniera frettolosa), ferma restando la pretestuosità del legame con Cloverfield.
      Tuttavia rimane un buon film nel suo genere, di tensione e brividi sviluppati bene, e con una recitazione convincente (che non è scontato, anzi).
      A presto, grazie per il confronto.

    3. amandagriss
      di amandagriss

      :)

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