Regia di William Wyler vedi scheda film
Si tratta di un adattamento scorciato del famoso e brutale (effetto che fece all'epoca, 1848) romanzo Cime tempestose di Emily Bronte (che per altro dovrò recuperare), una operazione tipicamente hollywoodiana nel bene e nel male, una storia di travagliato romanticismo, una passione autentica ma pervertita e deturpata dalle ambizioni sociali, dal capriccio, dal fraintendimento. Tutto si sviluppa affogato dall'odio, dall'invidia, dalle classificazioni, il fato incombe perché creato e imbrigliato dalla stessa volontà umana che ha paura del vero amore e non esita a seguire la strada più facile ma infelice di un matrimonio asfittico. La passione irrompe e si manifesta solo nel delirio della malattia (dopo il temporale) e in prossimità della morte (nel finale), come suggerito anche dalla domestica Ellen (Flora Robson) mentre parla a Cathy Earnshaw (M. Oberon) assistita dall'amore tenebroso di Heathcliff (stratosferico L. Olivier, suo primo grande successo nel cinema), un amore macchiato dalla vendetta come esatto rovesciamento dell'amore: ancora una volta eros e thanatos sono uniti e confermano la loro intima correlazione.
La riduzione offre un esempio di cinema coinvolgente e passionale grazie alla presenza artistica eccezionale degli attori e del regista W. Wyler, attento alla dimensione psicologica dell'immagine e dei personaggi che per mezzo dell'apporto tecnico dell'operatore Gregg Toland (qui premio Oscar) valorizza la focale e la profondità di campo lasciando maggior libertà alla visione dello spettatore nell'inquadratura, per cui si è parlato di "cinema democratico". Peccato che abbia influito anche la produzione di Samuel Goldwyn addolcendo certi contrasti (ma non sempre) e imponendo un finale tra le colline alquanto inadeguato. 7 1/2
Dignitosa routine di Alfred Newman.
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