Regia di Alessandro Benvenuti vedi scheda film
Commedia dolce-amara, sempre sospesa tra amore ed odio nei riguardi del proprio nucleo familiare, da cui si vorrebbe scappare, ma dal quale in fondo non si riesce a rimanere staccati più del tempo di una legittima incazzatura. È questo il senso più immediato di “Benvenuti in casa Gori”, pellicola firmata da Alessandro Benvenuti, anche sceneggiatore ed interprete, che riprende una commedia teatrale firmata a quattro mani da lui stesso con Ugo Chiti.
Il film è una commedia surreale, che si affida in maniera decisa alla bravura degli attori, tra cui molti caratteristi di grande mestiere (Novello Novelli e Carlo Monni su tutti). Benvenuti, che ritaglia per sé una particina secondaria, si concentra in maniera efficace sulla regia, facendo librare la macchina da presa attorno al nucleo familiare riunito a tavola per il pranzo di Natale del 1986; tra presente e passato, tra scontri e ravvicinamenti, l’autore toscano ha la bravura di sapere quando mostrare smaccatamente e quando invece ascoltare quasi di soppiatto, rendendo la macchina da presa una silente riproduttrice della realtà quotidiana. Al di là delle profondità di campo, delle prospettive centrali, dei girotondi schnitzleriani intrapresi dalla cinepresa, è lo splendido equilibrio tra eros e tanathos, sostenuto da un idioma marcato e spregiudicato che ne fa un inequivocabile affresco toscano, a farne un gioiello da vedere a tutti i costi. Il miglior film di Benvenuti, che in carriera ha ottenuto troppo poco rispetto a quanto seminato: colpa di una pervicacia nel perseguire il suo stile, che se da un lato può renderlo orgoglioso per non aver mai snaturato la sua identità autoriale, dall’altro non gli ha concesso i grandi elogi e i grandi palcoscenici che in alcuni casi (come questo) avrebbe meritato. Con un seguito, “Ritorno a casa Gori” (1996).
Non ci sono commenti.
Ultimi commenti Segui questa conversazione
Commenta