Regia di Giorgio Bianchi vedi scheda film
Film carcerario sui generis: nessuna violenza, umanità e risate a Regina Coeli a metà degli anni cinquanta.
ACCADDE AL PENITENZIARIO (1955)
Film "carcerario" sui generis.
Si può capirlo Otello (Peppino De Filippo) che fa tutto il possibile (ha "preteso" di essere arrestato per non aver pagato il conto di un lauto pasto) per "godersi", secondo tradizione di famiglia, la dolce vita di questo Regina Coeli.
L'agente di custodia Cesare (Fabrizi) è una pasta d'uomo affezionato a tutti i suoi detenuti il più cattivo dei quali è Mario (Riva) che turlupina il compagno di cella Riccardo (Billi) per sottrargli un pollo arrosto e mette il dentifricio e qualche cicca nel minestrone che verrà assaggiato appunto da Cesare e poi dal suo capo (Carlo Romano).
Gli altri sono un innocente ma nonostante ciò tranquillo e "poeta" Walter (naturalmente Chiari) condannato per una truffa di cui è stato solo vittima, ordita ai danni del gioelliere per cui lui lavorava come commesso (o "direttore") dalla bella Mara (Berni) astutamente eclissatasi.
Ed un "quasi" innocente Giulio (Alberto Sordi) che, "ubriaco di guerra" com'è, dopo aver importunato in modo esilarante una guardia notturna e altri che incontra girovagando di notte a Roma, è finito coinvolto in un furto di tessuti e poi, il giorno successivo, dimostra di non essere proprio rinsavito non accettando di buon grado di essere interrogato da un "vice" commissario (Pietro Carloni).
Tutti simpatici questi personaggi e i loro interpreti, in piena empatia col bravo regista Giorgio Bianchi con il quale collaborarono quasi tutti anche in altre pellicole degli anni cinquanta.
Ricordo dello stesso '55 "Buonanotte... avvocato!" (Sordi e la Berni) e "Io piaccio" (Fabrizi, Chiari, De Filippo, Billi), del '57 "Il conte Max" (Sordi, con V. De Sica), del '58 "La nipote Sabella" (P.De Filippo, con Tina Pica) e "Gli zitelloni" (Chiari e Riva), del '59 "Brevi amori a Palma di Majorca" (Sordi) e "Il moralista" (Sordi e la Berni). E qualcun altro anche all'inizio degli anni '60.
Una vita carceraria all'acqua di rose dunque, dove non c'è violenza e c'è invece tanta umanità.
Siamo nei "semplici" anni cinquanta, c'era voglia di ridere nel pubblico e naturalmente voglia di far ridere in coloro che decidevano di proporre i film.
Attori di certo capaci di farlo ridere quel pubblico che non chiedeva altro ma capaci, molti di loro, anche di diversi registri: lo avevano già dimostrato alcuni e altri lo dimostrarono in seguito. E sceneggiatori di gran livello, spesso. Lo stesso Bianchi fu anche sceneggiatore talvolta ma non in questa pellicola. Qui, su soggetto di Felice Zappulla (anche produttore), troviamo un trio mica indifferente: Ruggero Maccari, Giovanni Grimaldi ed Ettore Scola. Col commento musicale di Nino Rota.
Non aspettatevi un film comico da sganasciarvi ma qualche brano è da antologia e comunque un'oretta e mezza piacevole la passerete, specie se riuscirete ad immedesimarvi nell'atmosfera di quel tempo; sarete agevolati dal fatto che il film è in bianco e nero: per questo ho preferito non aggiungere altre immagini tra quelle che ho trovato da scheda, perchè sono a colori.
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