Regia di Charles Shyer vedi scheda film
La Tiger Lady della finanza new-yorkese, una che ha sposato il suo lavoro e ha una specie di compagno solo per dividere gli onerosi affitti di Manhattan e concedersi quel minutino e mezzo di sesso ogni tanto, scopre di aver ricevuto dalla morte di un lontano cugino inglese una particolare eredità che però al telefono (le comunicazioni intercontinentali ai tempi del telefono fisso che squilla in piena notte erano difficoltosissime) non riesce a comprendere pienamente. Solo quando va in aeroporto, si accorge che si tratta di una bimba di circa un anno ....
Come non si può restare conquistati da una storia favolosa (nel senso che è una favola) in cui una donna scopre il vero volto di se stessa e si rende conto che un certo tipo di cultura vorrebbe plagiarla in uno dei tanti prototipi da competizione continua per lottare per un centimetro di carriera in più, un benefit o un assegno più grosso in banca, con la minaccia spaventosa della paura di fallire ad ogni minimo ostacolo?
Diane Keaton è un'ottima interprete sia della donna in carriera, tutta sorrisi e artigli, sia del suo alter-ego materno, dolce ma non arrendevole, che affronterà la nuova sfida che la sorte le ha messo davanti e riesce a addirittura a ribaltare la china che sembrava aver intrapreso fino ad un nuovo e più soddisfacente futuro.
La scena chiave è quella in cui J.C. (la protagonista) - dopo aver ricevuto la ricca offerta da parte degli ex-avversari - percorre il lungo corridoio dal bagno alla sala-riunioni e passo dopo passo muta la sua espressione e il suo stesso incedere.
Come a dire: ci sembra di dover riflettere tanto, ma in realtà il nostro cuore sapeva già qual era la cosa giusta da fare.
Ciò fa perdonare qualche piccola incongruenza del film - che appunto è una favola - come il fatto che per tutta la durata della vicenda, che impiega apparentemente almeno un annetto, la piccola Elizabeth rimanga sempre uguale a se stessa ...
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