Regia di Sara Fattahi vedi scheda film
33° TFF - CONCORSO
L'interno di un appartamento ripreso con la macchina rivolta verso particolari ravvicinati: il vetro smerigliato ordinario di una porta che ci appare erroneamente come uno scrigno di chissà quale valore, le pareti illuminate da una luce perennemente artificiale visto che gli scuri sono abbassati o addirittura i vetri scientemente oscurati. Siamo nella Damasco di oggi, dove attentati e bombardamenti costringono la gente, qui in particolare tre donne (nonna, madre e figlia-nipote) a serragliarsi in casa, vivendo una vita di luce riflessa tra le voci di una televisione perennemente accesa, sintonizzata indifferentemente su fiction di bassa qualità, come su telegiornali che documentano lo stato di confusione e disordine che regna solo a pochi passi dall'appartamento.
Tre recluse per scelta, abbandonate dagli uomini (il nonno è morto, il marito della donna di mezzo è un soldato fuggito di casa, la nipote è ancora giovane e non è sposata). La camera riprende volti, particolari in primissimo piano, dialoghi tra tre persone che in realtà hanno più ben poco da dirsi. Tre esistenze che si lasciano vivere usufruendo di una ricchezza di tempi passati che pian piano ed inesorabilmente è destinata ad esaurirsi.
C'e' chi prega, chi non vuole più farlo ed è redarguita, chi si nasconde entro una propria intimità che va oltre l'isolamento delle quattro mura.
Un film sperimentale non facile, questo "Coma", ma di forte impatto e originale nelle sue riprese invadenti e nello stesso tempo molto efficaci.
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