Regia di Salvatore Samperi vedi scheda film
Torbido e morboso dramma erotico.Non molto convincente la storia,elegante la fotografia.
Siamo in Francia nel 1940, in pieno conflitto mondiale, alla vigilia dell’invasione dei tedeschi. L’affascinante farmacista, Eliane alias Lisa Gastoni e suo marito Henri, Raymond Pellegrin, un uomo stralunato, appassionato di poesia, sono una coppia di borghesi convenzionali, che vivono noiosamente la loro routine coniugale. A rompere la monotonia di questo ménage, provvede il factotum Armand, alias Franco Nero, giovane frustrato dalla sua condizione di subalternità. Costui è solito consumare “piacevoli” sveltine, con la commessa Juliette, la burrosissima Andrea Ferreol, nel retrobottega, dopo l’orario di chiusura, in attesa del di lui marito. Una sera per un disguido, Juliette manca il consueto appuntamento, così capita a Eliane, di trovarsi nel retro, Armand, nel buio non la riconosce e la palpeggia, Eliane lo respinge bruscamente, il giovane deluso e incredulo va via. Il giorno dopo Juliette si scusa con lui, cosi Armand capisce l’equivoco, ma siccome Eliane non appare particolarmente turbata, Armand ci riprova e la dottoressa anche se simula riottosità, ci sta così le tocca il sedere mentre è dietro il bancone a servire i clienti, poi si struscia dietro ed infine, appena chiusa la farmacia, la obbliga ad un rapporto orale. Nei giorni a seguire Armand diventa sempre più audace ed Eliane sempre più succuba. Insomma a poco a poco la sua vita scivola in un vero inferno di perdizione: completamente soggiogata, è costretta a subire umiliazioni sessuali sempre più degradanti, in un crescendo gioco perverso, in cui i ruoli si sono ormai ribaltati. Armand, arriva perfino a proporre un ménage à trois, ordinando a Eliane di spogliarsi di fronte a loro e ancora seminuda la obbliga a passeggiare avanti e indietro come una prostituta davanti alla farmacia, poi abbassa la saracinesca impedendole di rientrare, accendendo le luci interne e l’insegna, illuminando a giorno la strada. Infine, raschiando il fondo del barile della sua abiezione, Eliane gli concede la verginità di sua figlia Justine appena adolescente. Lenta e inesorabile discesa di una donna nell’inferno della sottomissione e della degradazione sessuale ad opera di un aguzzino, del quale paradossalmente si scopre infatuata, fino alla tragedia finale, che a quel punto è inevitabile e catartica. Questo dramma erotico cupo, morboso e disperato, porta la firma di Samperi quello di Malizia per intenderci. Il regista amava raccontare storie pruriginose e sessualmente torbide, ma questo copione oltre che poco credibile è sostanzialmente, pretenzioso, cercando un’impossibile emulazione dei miti classici, di Stendhal, citato in modo referenziale. La carica erotica però c’è, grazie alla elegante e patinata fotografia di Vittorio Storaro e ad una buona colonna sonora, però Samperi stavolta si prende troppo sul serio, non usa la sua solita satira, né la sua ironia. La messinscena para-letteraria, è troppo semplicistica e schematica, da una parte il lavoratore subordinato che insorge e si prende la sua rivincita e dall’altra una borghese repressa che dà sfogo alla sua libidine, trasformandosi in una schiava del sesso , ma lo scalpore è solo nella morbosa tracotanza di cercare lo scandalo di cui al titolo, a tutti i costi, ma in sostanza il finale è già telefonato, anche la prova attoriale malgrado i nomi siano di prestigio, lascia perplessi Resta però il senso di un eros morboso, la conturbante bellezza della Gastoni e la provocante opulenta femminilità di Andrea Ferreol.
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