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Mary Shelley

Regia di Haifaa Al-Mansour vedi scheda film

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La recensione su Mary Shelley

di alan smithee
4 stelle

TFF 35 - FESTA MOBILE

Figlia diciottenne di un filosofo e libraio rimasto vedovo proprio con la sua nascita, la bella Mary vive tra i libri e si nutre di letture per quei tempi considerate scandalose o almeno inappropriate ad una ragazza del suo rango ed età anagrafica. Il carattere battagliero della genitrice, una delle prime femministe della storia anglosassone, si tramandò nel carattere fiero ed indipendente di Mary che, in viaggio in Svizzera per una vacanza, si innamorò del bel poeta Percy Bysshe Shelley, sino a diventarne la consorte.

Da una sfida con lo scrittore maledetto Lord Byron, nacque Frankestein, opera in anticipo coi tempi e di certo impossibile da presentare come frutto della creazione di una donna. La lotta di Mary per veder riconosciuta la paternità della propria fondamentale opera, occupò alla donna gran parte della sua vita di femmina battagliera ed intransigente, temeraria e degna autrice del protagonista tormentato della sua affascinante storia di amore e morte, ma soprattutto di ostinazione alla vita.

Il biopic della grande tormentata scrittrice viene affidato alla giovane autrice saudita de la bicicletta verde che, in trasferta negli States, lascia per strada ogni sttrascico di stile personale per assoggettarsi agli stereotipi e alle regole standardizzate di una industri cinematografica che, spesso, per non rischiare e pensando ad assicurarsi i ritorni economici, produce le sue opere con stampini monocordi adattabili a tutte le occasioni. 

Ne scaturisce un film che punta sulle minuziose ricostruzioni d'ambiente, sulla bellezza dei due protagonisti: la cerbiatta Elle Fanning ed il "big jim" Douglas Booth, belli certo, anche di più, ma anche tanto irriducibilmente manichini e manichei.

Ne scaturisce un film di ottima confezione, ma freddo, scontato, dove nulla dell'anima infuocata della celebre coraggiosa autrice riesce a trapelare tra le maglie setacciatrici frutto di un conformismo studiato a tavolino per produrre un risultato da confezione che guardi al mercato e non all'emozione.

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