Regia di Stanley Tucci vedi scheda film
Parigi, 1964. James Lord (Hammer), critico d'arte americano, incontra il suo sodale Alberto Giacometti (Rush), artista svizzero di acclarata fama. Quest'ultimo propone all'amico di posare per lui per un ritratto: l'operazione - dice - prenderà al massimo un paio di giorni. Che invece diventano 18, la stragrande maggioranza dei quali passati nell'atelier del geniale pittore e scultore, alla presenza della moglie di quest'ultimo (Testud) e di una prostituta (Poésy) frequentata da Giacometti alla luce del sole, tra giri in macchina e incursioni nei bistrot locali.
Stanely Tucci esordisce dietro la macchina con un film che più monocorde non si potrebbe. L'impresa finisce così col ricadere per intero sulla titanica interpretazione di Geoffrey Rush (una prova così maiuscola da meritare le stesse lodi che l'attore australiano ebbe per Shine, Tu chiamami Peter e La migliore offerta), che surclassa i suoi comprimari dando al suo personaggio un accento febbrile e nevrotico. Ma che non basta a bilanciare la ripetitività estenuante del racconto.
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