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Valerian e la città dei Mille Pianeti

Regia di Luc Besson vedi scheda film

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Marco Poggi

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La recensione su Valerian e la città dei Mille Pianeti

di Marco Poggi
8 stelle

Dane Dehaan in un ruolo decisamente più avventuroso e auto-ironico di quello visto in The amazing Spider-man 2.

Luc Besson e i fumetti di fantascienza, connubio già visto oltre vent'anni fa con "IL QUINTO ELEMENTO" ma che funziona, nonostante l'insuccesso americano. Per quanto l'eroe, Velerian, abbia un nome simile a un medicinale che provoca la sonnolenza, il film è abbastanza vispo e visionario. Dane Dehaan, in un ruolo decisamente più avventuroso e auto-ironico di quello visto in "THE AMAZING SPIDER-MAN 2 - IL POTERE DI ELECTRO" (dove ricopriva il ruolo di un Harry Osborn ammalato e psicopatico, capace di tramutarsi in un Goblin 2 più spietato di quello visto in "SPIDER-MAN 3"), è accompagnato dell'ironica Cara Delevingne nei panni dell'inseparabile aiutante/fidanzata Laureline, formando una coppia non molto dissimile a quella dei nostri Diabolik e Eva Kant (solo che Valerian e Laureline sono due soldati votati al bane e non degli antieroici ladri inafferrabili). Fra astronavi, svariati alieni in CGI (divertenti, bizzarri o drammatici a seconda dei casi), militari buoni, militari pazzi e  camei di attori noti (fra un Ethan Hawke che non sembra prendersi troppo sul serio e un Clive Owen militare, c'è un Ruther Hauer che si vede per pochi secondi, all'inizio del film, nel ruolo del Presidente degli Stati Federali Mondiali)  spicca Rihanna nei panni di una mutaforma blu che fa pure il verso alla Liza Minnelli di "CABARET" e che rivaleggia, in sensualità, con Cara Delevingne. Forse, come film, arriva tardi rispetto a certe saghe americane di fantascienza assai note, ma bisogna tenere presente che se non ci fosse stato il fumetto francese di Valerian negli anni'60 difficilmente avremmo avuto degli "STAR WARS" e degli "AVATAR" indimenticabili, quindi ringrazio Luc Basson per avercI fatto conoscere il suo eroe preferito a fumetti della sua infanzia e di averlo portato all cinema in pompa magna. Alla darkaggine lucassiana, Besson risponde con un tipo di fantascienza più solare, anche se i momenti tesi non mancano. Sarebbe un peccato finirla qui, i cinecomics non sono solo esclusiva degli americani e non devono restringersi al genere supereroi e e se gli americani  peccano non guardando al di là del loro naso, non dobbiamo certo farlo anche noi europei che abbiamo molti personaggi interessanti da portare al cinema.

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