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Valerian e la città dei Mille Pianeti

Regia di Luc Besson vedi scheda film

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La recensione su Valerian e la città dei Mille Pianeti

di supadany
7 stelle

C’è chi non riesce a guardare oltre il proprio naso e chi chiudendo gli occhi immagina prontuari di ardua materializzazione, imbarcandosi in progetti faraonici che solo un sano principio di avventatezza e una passione dilagante possono consentire.

Luc Besson accantona momentaneamente la sua anima da imprenditore che, tra i vari Taxxi, The Transporter e Taken giusto per citare alcune galline dalle uova d’oro della sua scuderia, gli ha permesso di gonfiare il suo conto in banca, per concretizzare il sogno di una vita, ossia la trasposizione cinematografica di Valerian, una serie di fumetti francese congegnata dallo scrittore Pierre Christin e disegnata da Jean-Claude Mézières, apparsa per la prima nel lontano 1967 e terminata nel 2010.

L’autore parigino alza esponenzialmente la posta in gioco, torna a osare dopo tanto tempo – tra saghe animate (Arthur e il popolo dei Minimei), film d’impegno civile (The lady), lavori di routine (Cose nostre - Malavita) e film più studiati che istintivi (Lucy), la sua stella raramente ha brillato di luce propria negli anni 2000 – con un’avventura fantascientifica che soffre la sua dimensione da pezzo introduttivo e probabilmente unico (tale rischia di rimanere), appagante per immaginario e traballante, o ben che vada poco pragmatica, nella sua sintesi dispositiva.

 

scena

Valerian e la città dei Mille Pianeti (2017): scena

 

In un futuro lontano lontano (…) due agenti speciali, il maggiore Valerian (Dane DeHaan) e il sergente Laureline (Cara Delevingne), hanno una nuova missione da compiere, consistente nel recupero dell’ultimo esemplare esistente di convertitore Mül, un essere minuto che può moltiplicare ogni cosa.

Durante quest’azione temeraria, Valerian ha una visione: un pianeta abitato da umanoidi è completamente distrutto da un attacco proveniente dallo spazio. Di primo acchito, non riesce a capire se si tratti di un semplice sogno o di una premonizione, ma quando su Alpha, una città intergalattica abitata da migliaia di specie diverse, incontrerà il Comandante Arün Filitt (Clive Owen) e dovrà scontrarsi proprio con gli ultimi superstiti di questa forma di vita, comincerà a sviluppare un’idea sempre più precisa sulle scelte da attuare.

Come si fa a non voler bene a Luc Besson? Almeno a questo Luc Besson, che non inventa un mondo, bensì un universo futuristico, testimoniando una passione che brucia l’anima e sopravanza la ragione, tale da fargli gettare il cuore oltre l’ostacolo, architettando una produzione di circa 200 milioni di dollari, la più ingente di sempre per il cinema francese.

Quando volontà e razionalità sono allocate su due piedistalli non comunicanti, raramente un progetto va a buon fine e, infatti, Valerian e la città dei mille pianeti ha parecchi scompensi e difficilmente vedrà ulteriori sviluppi (economicamente, se non è un bagno di sangue, poco ci manca), ma riesce nella rara impresa di immergere in una nuova realtà senza far affidamento a marchi collaudati (Star Wars, Marvel e Dc Comics). Pensa prima di tutto all’intrattenimento per poi depositare un messaggio pacifista e di comunione di conoscenze e intelligenze, caratteristiche non propriamente in cima alla lista delle priorità delle major, né tanto meno dell’umanità così come la conosciamo.

 

Cara Delevingne, Dane DeHaan

Valerian e la città dei Mille Pianeti (2017): Cara Delevingne, Dane DeHaan

 

Dopo un’introduzione socievole che sintetizza uno sviluppo evolutivo lungo secoli, con tanto di accompagnamento musicale prelibato – Space Oddity di David Bowie -, approccia le radici della vita e l’usurpazione della stessa, per poi lasciare libero sfogo all’azione su più dimensioni spazio/temporali, spingendo oltre i concetti di virtualità, ovviamente di pura finzione.

Contemporaneamente, è centrale la coppia di protagonisti, con interlocuzioni a due sotto forma di commedia romantica tutt’altro che inebriante, prendendo una strada più larga, scelta che consente di introdurre un cospicuo numero di creature, una sorta di zoo intergalattico che volteggia da un incontro al successivo con sgargiante disinvoltura. In questo viaggio, la fermata più suggestiva è offerta da una presenza trasformista che, con le sembianze sensuali di Rihanna e sotto la supervisione di Jolly (un agghindato Ethan Hawke), offre un pezzo da moulin rouge del futuro.

Trattasi di congiunzioni che spesso assumono la forma di divagazioni, talvolta pertinenti allo sviluppo, altre più inclini a erigere transizioni spettacolari, che portano a riservare buona parte dell’essenza materiale e cognitiva della pellicola nell’ultimo segmento. Dopo tutto il mondo, anche tutto l’universo è paese, un presagio poco rassicurante per chi sogna un futuro di convivenza, dove la collaborazione tra intelligenze cade nel dimenticatoio, soverchiata dagli interessi del momento di chi è in una posizione dominante (oggi gli Stati Uniti, tanto per dire).

La questione etica, per cui è complicato discernere tra l’idea di giustizia e la tutela del tornaconto personale, o di nazione se non di razza, è espletata linearmente, con tanto di note di demerito verso le procedure (burocrazia) che ostacolano il fine ultimo di chi opera per il bene comune e per gli uomini di potere, come le alte sfere militari, che di fronte a una potenziale umiliazione preferiscono andare dritti fino a rischiare la distruzione totale.

Il messaggio è comunque uno dei condimenti e non la materia prima, che rimane l’armonizzazione di un universo intero. In questo senso, Valerian e la città dei mille pianeti offre un impasto saturo di presenze fisiche, così come di ammennicoli sparpagliati ovunque, con due protagonisti che non agevolano la magnificenza della scena: Cara Delevingne è più sicura e prestante, ma anche a rischio di apparire fin troppo vanagloriosa, mentre Dane DeHaan è più volonteroso che efficace, sicuramente dotato di presenza scenica ma costretto a rimandare ancora una volta l’affermazione definitiva (per adesso, continua a sembrare un giovane Leonardo diCaprio, ma decisamente più sbiadito).

 

Ethan Hawke

Valerian e la città dei Mille Pianeti (2017): Ethan Hawke

 

In conclusione, questa grande avventura interplanetaria diretta da Luc Besson viaggia tra luci accecanti e ombre soffuse. Dà la parvenza di essere un giocattolo con cui è piacevole perdersi per un paio di ore, ma è sguarnito di potenzialità da effettivo cult movie. Ha una tessitura che manca d’ossigenazione nella sua singola esposizione da lungometraggio, pur trovando una sintesi ragionevole tra la presentazione di un universo e una conclusione sensata. Stando così le cose, è destinato a rimanere una pagina a se stante, nonostante un’impronta feconda (la disparità di successo con Avatar, con il quale condivide parecchi aspetti, è stridente).  

Più ludico che afrodisiaco, più curioso che entusiasmante.

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