Regia di Mel Gibson vedi scheda film
Durante la Seconda Guerra Mondiale, l'obiettore di coscienza Desmond Doss (Andrew Garfield, alla prima nomination agli Oscar in carriera per questo ruolo), nella sanguinosa ma strategica battaglia di Okinawa, si erge a protagonista senza mai usare, al contrario dei suoi commilitoni, una sola arma da fuoco. In flashback, dopo che è stato ferito, ripercorriamo le tappe fondamentali e singolari che l'hanno portato fino a quel campo di battaglia, cruciale per i destini di USA e Giappone.
('La battaglia di) Hacksaw Ridge', a dieci anni esatti da 'Apocalypto', segna il ritorno dietro la macchina da presa di Mel Gibson, al suo quinto film da regista: l'opera in questione sottolinea ancora una volta il bisogno, che appare sempre necessario ed inderogabile, del cinema americano di raccontare storie di eroi in ogni maledetta stagione cinematografica, di persone che, dal nulla, da qualche paesino dell'infinita provincia americana, si ergono a protagonisti di un pezzo di Storia del loro paese.
Il film segue il solco della tradizione, battendo, dopo l'anzidetto inizio, terreni consolidati, raccontando, con una certa enfasi, chi è Desmond Doss, figlio di un padre violento (Hugo Weaving), che ha combattuto sul fronte europeo la Grande Guerra e ora combatte invece con i fantasmi del passato, rappresentati dai compagni morti nel conflitto, con un fratello del quale ha quasi provocato la morte, evento che ha indirizzato la sua scelta controcorrente di arruolarsi per servire il suo paese nella II Guerra Mondiale, però in veste di obiettore di coscienza. Dopo che il film si dilunga, a dir il vero fin troppo, nell'esporre anche la storia d'amore tra Doss e Dorothy (Teresa Palmer) e l'addestramento, à la 'Full Metal Jacket', segnato dalla controversia tra Desmond Doss e l'Esercito, che vorrebbe congedarlo, si arriva al piatto forte, ossia le scene di guerra.
I ripetuti tentativi di presa di Hacksaw Ridge degli americani da una parte contrapposti a quelli di strenua difesa dei giapponesi dall'altra contengono due sequenze di battaglia tra le più cruente, sporche, devastanti , sconvolgenti ed estenuanti mai realizzate per il grande schermo: Gibson, con un montaggio precisissimo ed una macchina da presa perennemente in movimento, ci porta in prima linea nel campo di battaglia, dove nulla viene risparmiato (o fatto immaginare) all'occhio dello spettatore e restituisce con crudo (iper)realismo truculento, al limite dello splatter, cosa succede ai corpi dei soldati, colpiti, martoriati, dilaniati, sbrindellati e fatti letteralmente a pezzi dal fuoco nemico, in una specie di remake apocrifo dell'atroce incipit di 'Salvate il soldato Ryan' spostando il fronte dalla spiaggia lordata di sangue di Omaha Beach in Normandia all'insidioso terreno di Okinawa, il risultato non cambia e sono sempre i soldati a pagare con un grande tributo in ettolitri di materia organica, arti e altre parti del corpo umano gli errori di chi li governa che hanno portato tanti giovani a trovarsi sul fronte a perdere le proprie vite.
Il tema fondante del cinema di Gibson, fin dall'esordio di 'L'uomo senza volto' - passando dal volto sfregiato di Justin McLeod (Mel Gibson stesso) dell'opera prima al corpo, prima torturato, poi decapitato ed infine fatto a pezzi di William Wallace (sempre Gibson) in 'Braveheart', a quello lapidato, flagellato, frustato e crocifisso di Gesù Cristo (Jim Caviezel) ai sacrifici umani di 'Apocalypto', per arrivare infine ai corpi dei soldati di 'Hacksaw Ridge', che Desmond Doss tenta disperatamente di 'tenere insieme' semplicemente schiacciandoli con le mani - è appunto il corpo umano e le trasformazioni che subisce non per il decorso naturale delle cose ma per il decisivo intervento dell'uomo.
Quindi, ad un'analisi complessiva dell'opera, si può dire che essa non meriti, a mio avviso, di essere condannata per il fanatismo religioso del protagonista, che per molti rifletterebbe quello del regista, poiché non ne vedo una 'colpa' in sè nel non usare armi ma voler servire il proprio paese, ma anzi, pur con delle riserve - riscontrabili nel facile sentimentalismo (come del resto non ne era esente il pluripremiato 'Braveheart') con cui è tratteggiata la storia d'amore tra Doss e l'infermiera che diventerà sua moglie, di darne un giudizio positivo per l'alto livello raggiunto dalle componenti più prettamente filmiche (regia e montaggio) nelle lunghe scene d'azione che fan si che 'Hacksaw Ridge' meriti una posizione di tutto rispetto nel genere bellico classico.
Volenterosa la prova di Andrew Garfield ma una nomination era forse più meritata per la più intimista prova in 'Silence', film peraltro quasi del tutto ignorato dall'Academy.
'Hacksaw Ridge' non merita di essere lapidato!
Voto: 7.
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