Regia di Mel Gibson vedi scheda film
Gibson incorreggibile dirige un film tronfio ed esaltato sugli orrori della guerra che annega nella retorica ed in un patriottismo gratuito e sfrontato dove i cattivi sono tutti da una parte. Vergognoso, sin pericoloso.
VENEZIA 73 - FUORI CONCORSO
Sconvolto da un episodio violento d'infanzia in cui quasi causò la morte al fratello, e vittima di angherie perpetrate a lui e alla madre da un capofamiglia dedito all'alcolismo, il giovane Desmond Doss cresce con indosso la cultura della non violenza e della tolleranza, rifiutando persino di ingerire la carne.
Circostanza, la prima, che non gli impedisce di arruolarsi per intendere dare il proprio apporto nelle fasi finali del drammatico conflitto mondiale, durante la feroce disputa tra Usa e Giappone terminata nel modo peggiore è drammatico che tutti conosciamo.
Desmond dovrà subire le peggiori angherie e colpi bassi, nonnismo e violenze fisiche e psicologiche da parte di un esercito non disposto ad accettarlo in veste di obiettore di coscienza, addetto al recupero dei feriti, ma assolutamente estraneo all'uso di armi ed ordigni di ogni sorta.
In seguito il dramma del giovane sarà moltiplicato sulle trincee dell'assalto di Okinawa, occasione che permise al soldato di far finalmente valere concretamente l'indispensabilita' eroica del suo operato.
Da una storia vera, che Gibson maldestramente al termine si sente autorizzato a documentarci riproponendo stralci (solo quelli che vuole lui) di interviste al vero Doss, quasi a giustificare i toni e lo stile che egli assume nell'esposizione della vicenda - la celebre star australiana confeziona un war movie esaltato e effettato che tenta di dimostrare l'assurdità della guerra esaltandone gli effetti spettacolari e gratuitamente e spudoratamente pulp; e ponendo la questione della violenza gratuita come un aspetto unicamente appannaggio della parte buona: quella a stelle e strisce ovviamente, dato che i giapponesi appaiono schematicamente come tutti cattivi, spietati e pure vigliacchi e biecamente ingannatori, come documentato nella incredibile, insensata scena della falsa resa.
Un film folle che conferma la contraddittorietà di un personaggio che pontifica su temi e valori umani e civici cruciali, esaltando esattamente l'opposto di ciò che ambisce a condannare.
Retorico, tronfio, incontrollato, fuori tempo massimo e storicamente inaccettabile raccontato con questi toni deliranti, il film conferma ancora una volta, forse definitivamente, che il Gibson regista è la rappresentazione dei peggiori e più grevi e biecamente populisti sentimenti a stelle e strisce che conquistano sempre di più ed anzi incitano verso l'intolleranza ed il giustizialismo le masse afflitte da problematiche peraltro condivisibili e concrete.
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