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La banchiera

Regia di Francis Girod vedi scheda film

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La recensione su La banchiera

di hupp2000
8 stelle

Tra le due guerre mondiali del secolo scorso, Emma Eckhert, donna di modeste orgini, intraprende una folgorante carriera che la porta alla testa di una grande banca e di un giornale finanziario specializzato nel risparmio popolare. Benché appoggiata dalla sinistra, intrattiene rapporti d’affari anche con l’Italia di Mussolini, si scontra con i  “poteri forti”potere e cade vittima di intrighi politici. Il film si ispira alla vicenda reale di Marthe Hanau, donna d’affari francese, a cavallo tra gli anni ’20 e ’30, morta suicida in carcere nel 1935. Anche se dichiaratamente omosessuale, Marthe Hanau (come Emma Eckhert nel film) sposò un uomo d’affari dal quale divorziò alla fine della Grande Guerra, ma che resterà fino alla fine uno dei suoi principali interlocutori finanziari. Una vita vissuta temerariamente. Il personaggio è carismatico e sa di esserlo, ha grandi intuizioni finanziarie, sa farsi amare dalla miriade di piccoli clienti di cui ha conquistato la fiducia a suon di promesse di facili guadagni. E’ un’abile speculatrice, non meno dei suoi concorrenti che, spaventati dal suo successo, si coalizzano, ricorrono ai loro agganci politici e la rovinano. Il film è un’efficace ricostruzione romanzata della vincenda, affidata essenzialmente all’impeccabile recitazione e al fascino indiscusso di Romy Schneider in uno dei suoi ruoli migliori. Eleganza e fluidità narrativa caratterizzano un racconto senza tempi morti, teso, drammatico e animato da uno stuolo di interpreti di prima scelta. Jean-Claude Brialy, Jean-Louis Trintignant, Marie-France Pisier, Claude Brasseur, Jean Carmet nonché, anche se in ruoli minori per motivi anagrafici, Daniel Auteuil e Thierry Lhermitte: una corte degna della “principessa Sissi”. Il finale del film si discosta da quanto avvenne nella realtà, forse nell’intento di far apparire la protagonista non come una speculatrice  altera e spregiudicata, ma come vittima di un sistema cinico e crudele. Ogni volta che appare in primo piano, Romy Schneider buca classicamente lo schermo. Francis Girod, regista di fama modesta ma tutt’altro che trascurabile, valorizza al meglio le sue doti, aiutato da costumi, trucco e acconciature di alta classe. D’altronde, è l’intera ambientazione ad essere assai raffinata, come lo è la colonna sonora di un Ennio Morricone immediatamente riconoscibile ma ispirato.

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