Regia di Laurence Olivier vedi scheda film
Ho sempre avuto un debole per Shakespeare, ho sempre pensato, pur non avendo alcuna competenza in merito, che i suoi versi siano una delle massime espressioni poetiche che l'uomo abbia mai prodotto, così densi di significato, così profondi e misteriosi, una vera fascinazione. Il mio giudizio quindi può non essere sereno, dato che ritengo che molto difficilmente si possa avere sceneggiatura al pari di questa. Ma il film ha altre frecce al suo arco: una ottima regia, degli interpreti all'altezza che forniscono prove mediamente molto buone, una scenografia molto convincente ma soprattutto, e qui mi sorprende di non averne mai trovata traccia altrove, una fotografia eccellente, un divino bianco e nero.Si noti come la scelta non sia stata casuale: dopo aver optato per la pellicola a colori nell'"Enrico V" del 1944, suo film di esordio alla regia, quattro anni dopo Olivier torna al bianco e nero per questa tragedia che beneficia immensamente di questa scelta.
A quel tempo il film fu oggetto di molte critiche, sia per i notevoli tagli che Olivier fu costretto a fare, data la lunghezza massima del film, fissata in 153 minuti, eliminando tra l'altro completamente i personaggi di Guilderstern, Rosencrantz e Fortinbras (Fortebraccio), ed anche per il fatto che Laurence, allora quarantenne, fosse troppo avanti in età per interpretare Amleto, soprattutto considerando che Eileen Herlie, che nel film interpreta sua madre, fosse solo ventottenne al momento delle riprese. Questo però non impedì al film di ottenere sette nomination alla serata degli Oscar, e di vincere quattro statuette, tra le quali quella come miglior film e come miglior attore protagonista, stabilendo alcuni record: primo attore protagonista premiato con un Oscar che dirige se stesso (il secondo è stato Benigni), primo film non americano a vincere il premio come miglior film e unico film a vincere sia l'Oscar sia il Gran Premio Internazionale di Venezia, che l'anno successivo diventò il "Leone d'Oro". Uno dei maggiori detrattori del film fu l'attrice Ethel Barrymore, che, ironia della sorte, nella cerimonia di premiazione degli Oscar fu designata a presentare il miglior film, e non seppe trattenere una smorfia di disappunto quando, aperta la busta con il nome del vincitore, fu costretta a leggere: "Hamlet".
Nel mio piccolo, volendo tirar fuori proprio un difetto, trovo che alcuni movimenti della camera non siano molto fluidi, e che i piccoli scossoni e le imperfezioni nello spostamento della stessa denuncino la presenza del mezzo meccanico, turbando un po' la suggestione in alcuni momenti delicati della vicenda.
Elsinore, Danimarca: sui bastioni del castello, durante la notte, due guardie ed Orazio assistono all'ennesima apparizione di un fantasma che assomiglia al re appena morto. Nel castello si sono appena celebrate le nozze tra la regina, rimasta vedova, ed il fratello del defunto, Claudio, che ha così conquistato il trono. Amleto, figlio del re appena scomparso, è sconvolto dalla fretta con la quale la madre si è gettata tra le braccia dello zio. Orazio e le guardie lo invitano a partecipare alla veglia notturna, durante la quale Amleto riesce a parlare con il fantasma del padre che gli rivela di essere stato ucciso dal fratello con del veleno che gli è stato versato in un orecchio mentre era addormentato in giardino, e gli chiede di vendicare la sua morte.
La musica è stata composta da William Walton, che aveva già firmato quella di Enrico V, lo spartito si rivela di buon livello e molto funzionale alla narrazione della vicenda.
Le scelte di regia mi sembrano tutte azzeccate, del resto Olivier conosceva già benissimo questo testo, più di Enrico V che era stata la sua prova d'esordio al cinema, ed è doveroso sottolineare che in seguito i suoi tagli furono approvati anche da nientepopodimeno che John Gielgud, che li adottò nella sua versione del capolavoro shakespeariano.
Amleto come lo dipinge Olivier è un uomo poco meditativo ma molto irascibile, a tratti cinico, non molto caritatevole e con una robusta dose di egoismo. La sua recitazione, per quel che posso capirne, è sublime, e caratterizzata da grande dinamismo. Mi si conceda di concludere con una sciocchezza: con quei capelli biondi mi ricorda Sting.
Non disturbano i tredici anni di differenza con Laurence, che nella finzione interpreta la parte di suo figlio, anche perché conciata da regina dimostra sicuramente molti anni più dei ventotto che aveva a quel tempo. Tronando alla prova, comunque, la sua interpretazione, seppur limitata, è senz'altro apprezzabile.
Una bellezza, la sua, forse troppo moderna, non del tutto adatta a vestire i panni della morgerata Ophelia in un cupo castello del remoto medioevo. L'interpretazione è comunque buona, premiata a suo tempo con una nomination all'Oscar.
Interpreta Claudio, fratello del re e cattivone di turno. E' un ottimo attore, ha anche le visage du role ma risulta forse troppo simpatico per il ruolo che deve interpretare.
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