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Mr. Ove

Regia di Hannes Holm vedi scheda film

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La recensione su Mr. Ove

di alan smithee
7 stelle

La vita a volte è una lunga fiaba, la cui conoscenza spiega e rende plausibili certe considerazioni che apparirebbero contrastanti e fuorvianti. Mr. Ove è un uomo reso cupo dalle avversità. Riuscirà a cambiare e a far tornare il sole sul suo quartiere organizzato in modo marziale ed inflessibile. Dalla Svezia un inno alla vita che ci fa bene.

CANDIDATO ALL'OSCAR 2017 COME MIGLIOR FILM STRANIERO

Finirete per amare questo uomo”: così promette il flano del manifesto del bel film svedese che qui ci occupa. Il signor Ove invece ci appare invece, di primo acchito, come un dittatorello di quartiere: scontroso, attaccabrighe, ostinato e intransigente; insomma odioso. Operaio da 43 anni presso le industrie Saab, viene posto in congedo e da quel momento, vedovo da poco tempo e senza nulla da fare, il suo atteggiamento molesto finisce per causare ancora più ostilità tra il vicinato.

L’arrivo in zona di una nuova famiglia, marito, moglie iraniana incinta e due bambine, aprirà poco per volta la mente di Ove, restituendocelo come il miglior “nonno” che un nipote possa desiderare.

Ma prima che tutto ciò avvenga, impareremo a conoscere la storia del sig. Ove, di sua moglie, di come si conobbero, di come vissero e degli imprevisti spesso drammatici che la vita porrà loro dinanzi.

Il film ci vuole dimostrare, e ci riesce alla perfezione, come un giudizio poco approfondito a proposito di un individuo, può risultare fuorviante, soprattutto alla luce di indizi e notizie che meglio ci chiariscono le origini di un certo tipo di atteggiamento con cui il nostro protagonista sceglie di affrontare il resto dei suoi giorni.

E la storia di Ove, a volte comica (il suo atteggiamento di sfida con l’amico vicino, reo di aver comprato per tutta la sua vita automobili Volvo, principale concorrente Saab, i rapporti rissosi col vicinato), a volte tenera (la metamorfosi che rende Ove l’uomo più buono e tollerante del quartiere), diventa una lezione di vita che riesce, almeno a tratti, a commuovere senza per questo scadere nel lacrimoso.

In una società-villaggio che sembra un villaggio a metà strada tra il mondo colorato di Tim Burton e gli interni-vetrina di Ikea, il film sulla vita dello scorbutico Ove (ne conserva tutte le ragioni!) che si evolve fino a diventare un modello di efficienza e solidarietà verso il prossimo (adotta una adorabile gattina trovatella e ospita in casa un ragazzo mediorientale cacciato di casa per aver fatto outing con la propria omosessualità), diventa una lezione di vita senza pretendere di insegnarci nulla, ma con l’intenzione di raccontarci una bella storia di vita che pare una favola moderna.

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