Regia di Ken Loach vedi scheda film
Tragico, pessimista, disilluso e tagliente come una lama nel burro.
Loach porta sullo schermo un'altra storia di umiliati e offesi, mostrandoci un paese, il Regno Unito, ormai svuotato di ogni principio o ideale in cui, affianco all'apparente benessere, ci sono intere sacche di popolazione costrette a morire di fame (nel vero senso del termine) spesso a causa di una burocrazia assurda e asfissiante. Qui vediamo un uomo vedovo di una certa età che, dopo un infarto, non può più lavorare ma gli viene negato il sussidio di inabilità ed è quindi costretto a cercarsi un lavoro che non può fare per non perdere l'assegno di disoccupazione. La sua energia e la sua voglia di vivere verranno allora fiaccate sempre più.
Loach racconta la sua storia utilizzando un tono tragico, pessimista e disilluso e ci mostra la burocrazia britannica, che in teoria dovrebbe essere al servizio dei cittadini, come un mostro insensibile, freddo e feroce. Nonostante il pessimismo sia mitigato da qualche momento autenticamente poetico e dalla rappresentazione positiva di alcuni personaggi, il film resta comunque amarissimo e ci lascia l'atroce visione di un mondo perso in un egoismo e in un individualismo che non lascia spazio a nessuna speranza; un mondo infernale in cui si ha diritto di vivere solo se si è abili a produrre profitto. Loach ci mostra città e cieli perennemente grigi, volti spesso spenti e privi di umanità e la profonda sensazione che, ormai, la società occidentale sia stata irrimediabilmente sconfitta da sé stessa.
Comunque sia Io, Daniel Blake è un bellissimo film, ricco di tensione drammatica e molto bene interpretato, che lascia allo spettatore un messaggio forte e tagliente come una lama nel burro e che dice quel che vuole dire senza fare alcun tipo di sconto o di compromesso.
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