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Io, Daniel Blake

Regia di Ken Loach vedi scheda film

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La recensione su Io, Daniel Blake

di Mulligan71
4 stelle

C'è un momento, in quest'ultima opera di Ken The Red, in cui la mamma dei due bambini racconta a Daniel Blake di come, nella casa di Londra, l'umidità attraversasse le pareti facendo ammalare ripetutamente il piccolo Dylan. Ecco, io parafraso quel momento e dico che la retorica, mai così pesante e vana come qui, attraversa tutto il film, finendo per ammalare Ken Loach e, in parte, gli spettatori. Sia ben chiaro, Ken e la retorica sono sempre andati a braccetto, da buon regista militante, ma ormai è come se la melassa della retorica impastasse i suoi film, almeno tutti quelli degli anni zero, in maniera scientifica, per fare in modo che il suo messaggio resti in piedi, insieme agli attori e a tutto il resto. "Io, Daniel Blake" è un film difficile da digerire, difficile da promuovere. E' sconsolante vedere, ancora una volta, uno come Loach ridursi a fare polpette melodrammatiche quando era un maestro dell'impegno, della rabbia, un cantore della sterminata massa dei disperati. Lo fa ancora, e ci mancherebbe, il buon Blake e la buona Katie non sono certo dei borghesi, ma non gli riesce più, non funziona più, si filma addosso, piattamente, in maniera sconcertante. Blake pare Babbo Natale con problemi di cuore, Katie è vista e stravista, i bambini insopportabili e buoni solo per strappare lacrime per i faciloni del fazzoletto, con dialoghi risibili, non degni di Ken Loach. Dove sono finiti i nervi? Dov'è finita la rabbia? Dove quell'urgenza punk, quei terremoti umani che erano i suoi personaggi? Non mi ha emozionato nulla, niente buca lo schermo, tutto è telefonato, prevedibile, già visto. Il finale, poi, è terrificante. Ken Loach ormai sta alla sinistra come ci sta Civati o Vendola. Ma anche senza metterla per forza in politica, quello che manca qui è il Cinema. Santo dio, Ken, il Cinema! Questa è robetta, non degna del tuo blasone. Ha vinto a Cannes e non me lo spiego se non come una evidente scelta politica. Un regista che non ha più nulla da dare al Cinema, quello importante, quello vero. 

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