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Io, Daniel Blake

Regia di Ken Loach vedi scheda film

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La recensione su Io, Daniel Blake

di maghella
7 stelle

Daniel Blake è un vecchio carpentiere che ha avuto un brutto attacco cardiaco mentre era al lavoro. I medici gli hanno proibito di riprendere l'attività lavorativa e per questo fa la domanda per l'indennità di malattia. Per una incomprensione con la “professionista” della sanità durante la compilazione del modulo, Daniel non raggiunge il punteggio necessario ad ottenere il contributo di indennità, inizia così per Daniel un lungo calvario per gli uffici di collocamento. Daniel non ha nessun altro tipo di entrata economica; vedovo da qualche anno, vive da solo in un condominio; non più giovanissimo non ha dimestichezza con i nuovi metodi digitali per le compilazioni dei moduli di richiesta di pensioni o di sussidio di disoccupazione. Daniel è in difficoltà, ma non lo lascia trapelare davanti agli amici o ai vecchi compagni di lavoro che continuano a cercarlo. Daniel Blake è un lottatore che cerca in tutte le maniere di fare ricorso per ottenere la sua indennità di malattia. Durante una delle interminabili attese nell'ufficio di collocamento, conosce Rachel, una giovane madre di due bambini, che per un piccolo ritardo viene cancellata dalla lista di collocamento. Rachel è una disgraziata che cerca in tutte le maniere di rimanere a galla cercando ogni tipo di lavoro che le possa permettere di mantenere i bambini in modo dignitoso. Daniel si affeziona a lei e ai suoi bimbi e l'aiuta nei piccoli lavori di casa e nelle faccende burocratiche. Purtroppo le cose non si mettono bene né per Daniel né per Rachel: lui per non cedere ai modi gretti e inumani degli addetti alle pratiche del ricorso decide di fare un atto di protesta davanti all'ufficio di collocamento, rischiando di perdere tutto; lei, dopo essere stata scoperta a rubare in un minimarket un pacco di assorbenti, decide di andare a fare la prostituta per poter fare qualche soldo velocemente e poter comprare delle scarpe nuove alla sua bambina.

Ken Loach è spesso criticato perché da anni racconta sempre la solita storia, io -dopo aver visto questo suo ultimo film- dico “ben venga Ken Loach che si ostina a raccontarci sempre la solita storia”. Se Loach ha la necessità di dirci che lo stato sociale nel suo paese va sempre male (solo nel suo?), ci sarà un motivo, un perché. Il pregio di Loach è che nonostante i suoi film parlino sempre delle classi sociali più disagiate, lo fa guardando al loro lato più dignitoso e combattivo, mai a quello rassegnato e patetico. Daniel Blake è sicuramente un personaggio “fuori moda”: non giovane, poco avvezzo alla tecnologia, crede che con la parola e la discussione si possa raggiungere il proprio obiettivo. Scrive il suo curriculum vitae con la matita su un pezzo di carta, non sa usare un mouse e un pc, non capisce perché deve cercare un lavoro per avere un sussidio di disoccupazione, quando non è in grado di lavorare ma avrebbe bisogno solo di una giusta indennità di malattia. Daniel Blake pensa a sé stesso come ad un individuo unico e insostituibile, non come ad un utente omologato in un modulo di richiesta. I meccanismi sociali moderni creano su di lui confusione e disagio, proprio perché non sono concepiti per aiutare l'individuo ma sono elaborati per risolvere problemi schedati e compilati nei moduli, senza nessun tipo di eccezione.

Quando all'interno di questo meccanismo si insinuano persone come Daniel, o come Rachel o come l'addetta che si lascia intenerire dal comportamento di queste due persone, il meccanismo si inceppa, non risponde alle domande e lascia indietro i “virus” infetti.

Ken Loach è l'unico che sa raccontare questo tipo di storie senza lasciarsi prendere dal vittimismo, con un sorriso sul viso e una lacrima sulle guance riesce a ritrarre figure semplici e dignitose nelle loro difficoltà. Sempre massima stima per chi ha voglia di cimentarsi con queste problematiche mantenendo certi livelli.

Ottima la scelta di far ascoltare il dialogo iniziale tra Daniel Blake e la “professionista” della santità durante i titoli di testa: le due figure non si vedono, si possono ascoltare solo le voci, questo dialogo e la diatriba che ne esce fuori sarà l'incipit delle disavventure di Daniel, la “professionista” della santità -la causa del mancato punteggio per ottenere l'indennità di malattia- non si vedrà mai in viso...ebbene io alla fine del film avrei tanto voluto sapere chi fosse per prenderla a schiaffi.

 

Ken Loach, Paul Laverty

Io, Daniel Blake (2016): Ken Loach, Paul Laverty

 

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