Regia di Chan-wook Park vedi scheda film
Donne che se ne sbattono degli uomini
[Rivisitazione: il riprendere in considerazione un'opera, un concetto e sim. da una prospettiva diversa da quella solita.
Prospettiva: rappresentare in modo tale che osservando la rappresentazione si riceva la stessa impressione che la figura reale dà all'occhio; "vedere attraverso".
Soggettiva: inquadrare esattamente dal punto di vista di uno dei personaggi]
Park Chan-wook si ispira al romanzo del 2002 di Sarah Waters dal titolo Ladra e ambientato nella Londra vittoriana.
Dopo aver denudato la storia degli elementi che romanzo e trasposizione televisiva fanno sembrare scritta - e non solo ambientata - nel mondo raccontato dalla penna di Dickens, ne offre una rivisitazione arguta e raffinata.
La contrapposizione agiatezza-povertà passa quindi in secondo piano, se non addirittura nelle retrovie delle linee gerarchiche schierate da Park per contenere il triangolo in continuo divenire formato dalle interrelazioni tra i tre personaggi principali e squisitamente imbastito dal regista.
Ma il triangolo no, è proprio questo il caso di dirlo, non è la figura che sintetizza meglio la vera natura di quei legami. È solo uno specchietto per le allodole.
L'occhio di Park, in verità, si posa solo su uno dei tre personaggi; la sua prospettiva mette a fuoco lei, la Mademoiselle del titolo. Agassi.
È il perno intorno cui far ruotare le altre figure, il faro che gestisce le correnti della storia, la torre dalla quale guardare...
Vedere attraverso lei: dalla sua soggettiva più intima - germinata dal mistero del suo essere donna, mistero impenetrabile da quelli che si illudono poterlo fare veramente - rende all'improvviso visibile una diversa concezione dell'eros (e chi ha visto il film può cogliere la metafora di Park, che solo all'apparenza può sembrare mera manifestazione voyeuristica o erotica)
Sviluppando un proprio modo di ascoltare i loro istinti, I Diabolici di Clouzot si trasformano nelle angeliche di Park. Con la loro autenticità - lasciandosi alle spalle esseri posticci che, impreparati di fronte alla forza della purezza, cercano di ammansirla nel gorgo della volgarità - convergono in un unico punto di fuga, proiettando una figura fatta di sublime armonia e di totale simmetria, di naturale compiutezza e di inarrivabile sensualità.
Il film, come il romanzo, mette a confronto due realtà, due mondi. In molti vi hanno visto la Corea del Sud e il Giappone, altri quello femminile e quello maschile.
Ma..quella peculiare soggettiva, la ribellione in biblioteca, la fuga liberatoria mano nella mano, l'armonia di quella forma finale...come si fa a non pensare che Park abbia realizzato, nonostante tutto, uno dei film che più si addentrano nell'universo femminile?
"Questione di prospettiva", potrebbe rispondere qualcuno.
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