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Mademoiselle

Regia di Chan-wook Park vedi scheda film

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La recensione su Mademoiselle

di starbook
9 stelle

Park Chan Wook torna ai fasti di Oldboy e Lady Vendetta!

Film che ho avuto la fortuna di vedere in anteprima italiana al Korean Film Festival 2017 di Firenze con la presenza del regista in sala ed una folla entusiasta alla fine della proiezione che gremiva il Cinema Teatro della Compagnia.

Ambientato in Corea all'inizio del secolo scorso descrive la vicenda della giovane ladra (titolo del libro da cui è ispirato) Sookee, di umile nascita, che per consumare con l'inganno una truffa dal cospicuo bottino diventa ancella (Agassi il titolo originale coreano) di una ricca e bella signora grazie all'aiuto di un losco uomo d'affari che la raccomanda. Il piano prevede di impossessarsi delle sostanze della padrona di casa dopo averla sedotta e fatta sposare dal complice. Per completare l’opera è previsto di far internare la ricca ereditiera in un manicomio facendola credere incapace di intendere e di volere.

I germi della pazzia sembrano però maggiormente palesati nell'anziano zio della donna che possiede una insana mania nel collezionare testi antichi di letteratura erotica di cui possiede pezzi rari e preziosissimi custoditi in un'ala seminascosta del maniero di famiglia in cui consente l'accesso solo a pochi privilegiati. La vicenda prende una svolta inaspettata quando tra la padrona di casa e la giovane ancella nasce un anomalo sentimento.

Park Chan Wook plasma la pellicola come un elegante thriller strutturando la vicenda con continui rimandi, cambiando il punto di vista soggettivo dei vari personaggi che vivono i fatti narrati. Lo spettatore ne rimarrà spaesato in questo gioco ammaliatore che conferma, se mai ce ne fosse bisogno, la creatività di un regista che, dopo il manieristico ‘Thrist’ ed il mezzo passo falso americano di ‘Stoker’ torna ai fasti delle sue opere più riuscite: gli indimenticabili film della trilogia della vendetta (Mr. Vendetta, Oldboy e Lady Vendetta). Una ricostruzione degli ambienti e degli interni di rara bellezza, un intreccio perverso che spiazza e coinvolge, una venatura di splatter e una spruzzata di sano erotismo fanno di questa opera una vera chicca che accontenta contemporaneamente cinefili e non.

Divertito e divertente, durante l’intervista subito dopo la fine del film, il regista descrive l’imbarazzo nel girare le scene di sesso saffico  con le due attrici lasciate sole con le macchine da presa in funzione e la troupe intenta, come in un siparietto voyeuristico, a vedere le immagini in un’altra stanza. Ridendo Park Chan Wook dice con rimpianto :‘Ma perché non avevo mai pensato di farlo prima!’  

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