Regia di Chan-wook Park vedi scheda film
Dopo la sfortunata parentesi americana, Park Chan-wook, di cui basterebbe ricordare la "trilogia della vendetta" e "Thirst", torna in patria, in Corea Del Sud, e ritrova la vena perduta, con questo film di grande bellezza. Una storia imbastita attorno a un libro recente, del 2002, di Sarah Waters, ambientato nell'ottocento ma che il regista coreano sposta nella Corea degli anni 30, dominata dall'invasione giapponese. Park plasma tutto a suo piacere e alle sue visioni, e attorno a questa storia di ladri e truffatori, di passioni e finzioni, di doppi e tripli giochi, costruisce un film elegantissimo, di una bellezza calda, densa, e di una sensualità rara. Diviso in tre parti, la vicenda viene raccontata dal punto di vista dei tre protagonisti, il truffatore fintosi conte, la bella ereditiera e la ladra, sua ancella personale. In mezzo, il torbido zio, perverso vecchiardo, amante dei racconti licenziosi dell'antico Giappone, che rappresenta, per pochi eletti, in un luogo appartato di questa grande casa vittoriana, dove si svolge la maggior parte della pellicola. Una trama che coinvolge lentamente, sinuosa, e che si sfilaccia solo nell'ultima parte, ma senza perdere nulla della sua corposità e del suo fascino. Park finge di fare un Cinema classico, prendendosi invece delle libertà tipiche del suo stile, mettendo in primo piano la carne, la passione, gli sguardi, le bocche, i corpi, il tutto immerso in un'atmosfera luminosa, vittoriana, quasi pittorica. Pare, detto così, che ci sia dello stucchevole, ma davvero non c'è cinema di maniera, in questi 155 minuti. "The Handmaiden" è una danza erotica, grottesca a volte, drammatica e ricca di simboli e rimandi. Una visione meravigliosa, che sostiene una storia moderna e intrigante. Finalmente del Cinema!
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