Regia di Jean-Marie Straub vedi scheda film
Troppo male offende il mondo. E alle storie e alla storia dei vincitori, Jean-Marie Straub oppone, con uno scarto visionario ma politicamente lucidissimo, la possibilità delle memorie e dell’archivio. Strutturato come un viaggio nel cinema di Straub e Huillet, il film inizia con l’unico frammento inedito, tratto da Il tempo del disprezzo di André Malraux del 1935. Diviso in blocchi – La speranza (Operai, contadini, 2001), Il popolo (Troppo presto/troppo tardi, 1982), Le Apuane (Fortini/Cani, 1976), L’utopia comunista (La morte di Empedocle, 1987) e Nuovo mondo (Peccato nero, 1990) – Kommunisten è un racconto iniziatico. Un viaggio nella storia delle lotte e delle speranze dell’umanità. Soprattutto, un’esplorazione del cinema secondo Straub: i suoi passaggi hawksiani e il segno dei Lumière. Un cinema potente e limpido, che s’inoltra nell’agone della storia per intuire e dare corpo concretamente alla possibilità del futuro. 70 minuti di commozione. Cinema nel quale si lavora per l’umanità. Al presente indicativo e che non arretra di un millimetro. Anzi, rilancia la posta della complessità e della speranza. Un cinema in cui il passato non passa, ma diventa concretamente materia dell’oggi. Ed è questa l’intuizione fertilissima dell’archivio straubiano: le immagini sono sempre presenti. Un cinema utile, quindi. Potente. Nel quale si trovano tutte le storie. Inevitabilmente: il cinema più bello del mondo. Nel mondo.
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