Regia di Marco Tullio Giordana vedi scheda film
...a restituirti
un po' del tuo terrore…
Petilia Policastro, 24 Aprile 1974 – Milano, 24 Novembre 2009.
95'. Una progressione immane (a colpi di tempo che passa, di ellissi che non sono tali, tagliate con l'accetta perché è questo che fa, il tempo : recide. E (ri)unisce); un infinito rinnovarsi dell'amore; la presentazione oggettiva, carica di tutte le infinite sfumature del caso, di scelte compiute e (in)condizionate, con tutto il loro bagaglio di contraddizioni, colpe, rimedi tardivi e ambiguità mai univocamente trattato ma sempre eterogeneamente e sinceramente reso; la stilizzazione liofilizzata di una Storia, disciolta e abbeverantesi nel rovescio di cose-che-già-si-dovrebbero-sapere, fornendo un brodo di c-o/u-ltura nutriente per i virgulti del Paese.
«Io parlerei, più che di infiltrazioni mafiose, di infiltrazioni della criminalità organizzata.»
Letizia Moratti, sindaco di Milano, 23 gennaio 2010
Marco Tullio Giordana (con Monica Zapelli) continua sulla strada di “Romanzo di una Strage” (una facile scorciatoia, semplificatoria, troppo dritta, frutto di scelte precise ma riduttive : il labirinto è sempre preferibile quando si vuole restituire un'idea della...realtà) e si allontana sempre più da quel capolavoro discreto e virulento ch'è “la Meglio Gioventù” [un film-miniserie tv (sempre Angelo Barbagallo - RAI) che ha il coraggio di estromettere Berlusconi dalla storia patria, così, come se mai fosse esistito] - mentre il bello, imperfetto, rimarchevole “Quando Sei Nato Non Puoi Più Nasconderti” si situa a mezza via tra queste due visioni di cinema (e mondo) - : rifà le riprese di sorveglianza cittadina per le vie di Milano, rifà le riprese del processo in aula di tribunale, utilizza le immagini reali del funerale.
Ben girate sia le scene in corte (dell'insubre lombardo-meneghina, con sciura annessa, con tanto di amorevole "calabria saudita") che in Corte (d'Assise). E una piccola sequenza ambientata in un ComprOro quanto mai attuale, significativa e memorabile.
«A Milano e in Lombardia la mafia non esiste. Sono presenti singole famiglie.»
Gian Valerio Lombardi, prefetto di Milano, 21 gennaio 2010
Un gruppo di attori di ottimo livello : oltre alle due meravigliose protagoniste, Vanessa Scalera (madre e moglie) e Linda Caridi (figlia) - l'una in scena dall'inizio sino ad un certo dato punto, l'altra in scena da un certo dato punto sino alla fine (è un Passaggio di Testimone, e di Testimonianza, certo) -, gli altri attraversano ogni sfumatura dello ''scibile'' e dell'indicibile: Alessio Praticò (marito, padre e assassino) subisce una mutazione genetica dello sguardo in uno stacco di montaggio, lo stesso dicasi per Mauro Conte (fratello), che interpreta un personaggio quasi altrettanto ''complesso'' (ma, ripeto, in 95' il tempo cinematografico diviene quello di un (de)ambulante ritratto da strada, di un affresco ad acquarello: e tanto più bisogna essere bravi e capaci, allora), Antonio Pennarella (assassino), eccezionale. Stefano Scandaletti (maresciallo), Diego Ribon (don), e ancora: Matilde Piana, AnnaLisa Insardà, e le piccole interpreti di Denise nel corso del tempo, eccetera: un casting direi perfetto.
La sacra triade composta da Roberto Forza alla Fotografia, Francesca Calvelli al Montaggio e Franco Piersanti alle Musiche si mette al servizio (pubblico) dell'operazione e compie un buon lavoro.
http://www.serviziopubblico.it/fatti_e_persone/2011/11/26/news/il_processo_ai_killer_di_lea_garofalo_riparte_da_zero.html
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