Regia di Alain Cavalier vedi scheda film
Una mano maschile robusta e forte, ma anche dolce quando sa e vuole esserlo, accarezza delicatamente il muso dello splendido stallone Caravage: gli cinge l'occhio e gli si strofina delicatamente sopra la palpebra: l'animale apprezza ricambiando il piacere di quel gesto con una espressione rasserenata che comunica estasi e realizzazione.
L'uomo ed il cavallo si incontrano ogni mattina, dopo che alcune ragazze preparano l'animale, strigliandolo con cura, fasciandogli le zampe con garze riscaldanti, sistemandogli le vezzose trecce che gli cadono giù dalla criniera.
Caravage è un cavallo meraviglioso: la sua bellezza e purezza lo distinguono nettamente dal gruppo di altri equini.
Il suo cavaliere lo sta allenando per uno spettacolo in cui l'animale dovrà sincronizzare i suoi passi come in una danza, andando a tempo con la musica e compiendo un percorso che diviene quasi un balletto artistico: per impararlo pochi cenni, per lo più eseguiti dall'uomo con la bocca per aiutare il cavallo a trovare il ritmo: poi quando qualcosa non va un piccolo urlo di stizza, quasi un rimprovero, ma pacato, ed ecco che il cavallo ci riprova e azzecca il passo ed il ritmo, ricevendo un breve ma inequivocabile segno di apprezzamento dal suo cavaliere.
Il cavallo non ha bisogno né gradisce vezzi, moine e smorfie di apprezzamento o d'affetto. Non ha bisogno, come il cane, di un contatto giocoso e scalmanato, quanto più di una fisicità tattile e di pochi cenni d'intesa che lo rendano in sintonia con il suo cavallerizzo.
Quando l'intesa si crea, il dialogo prende forma sotto forma di gestualità minime, impercettibili se non ci si concentra, ma inequivocabili e sincere, forti e gratificanti per chi le riceve e per chi le mette in atto.
La storia d'amore e di rispetto tra Bartabas e Caravage si consuma poetica e sincera sotto lo sguardo intenso dell'ottimo regista Cavalier, che si frappone discretamente tra i due, salvo venire smascherato verso il finale quando il cavallo, in un momento di contentezza dopo la riuscita delle prove, va inaspettatamente incontro alla macchina da presa del regista e ci regala una intensa leccata di obiettivo, creando un effetto flou molto accattivante e del tutto "naturale".
Un bel documentario che ci aiuta a capire e ad approfondire un codice di comportamento tra uno degli animali più intelligenti (e ritrosi) e l'uomo, mai così umano come quando riesce così bene a confrontarsi con la specie animale.
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