Regia di James Wan vedi scheda film
Tornano, ma controvoglia e molte riluttanze, i coniugi Warren, impegnati dopo 5 anni dal caso che li rese noti, a disinfestare una casa londinese dallo spirito malvagio di un vecchio per nulla rassegnato a restare nella bara. James Wan dirige benissimo un horror senza novità, ma condotto con gran mestiere e una perfetta ricostruzione d'ambiente.
I coniugi Warren, che ad inizio anni ’70 erano divenuti celebri come star televisive dopo i coinvolgimenti nel caso delle presenze demoniche nella casa di Amutyville, hanno cercato negli anni avvenire di limitare i loro interventi a difesa dei padroni di case infestate da presenze inquietanti: Lorraine, dei due la vera sensitiva, teme per la vita del marito, che nei sui sogni vede sempre coinvolto in fini tragiche e impone al marito di limitare le proprie apparizioni in pubblico a semplici interventi in trasmissioni, o consulenze di carattere tecnico.
Fino almeno a quando, cinque anni dopo il loro famoso caso americano, una famiglia di Londra viene portata alla ribalta dai media, in seguito al manifestarsi, nella loro casa, di fenomeni paranormali davvero inspiegabili, ripresi da alcuni video che ne documentano manifestamente i tratti misteriosi ed insoliti.
Trasferitisi a Londra dopo le reticenze della donna, ossessionata dalla visione di uno spirito maligno che assume le sembianze di una suora mostruosa, la stessa che è pure apparsa in sogno al marito, e che lo stesso ha riprodotto su tela dando vita ad un quadro davvero impressionante, i Warren iniziano con molta perplessità un nuovo intervento volto a ricacciare da dove è venuto l’anziano iracondo proprietario della casa, deceduto nella poltrona al centro del soggiorno, e deciso oltre ogni ostacolo e senso del pudore, a cacciare i nuovi inquilini, madre con tre figlioletti.
Pur non presentando la vicenda, al pari della precedente, grandi elementi di originalità, se non supposte radici o legami alla sconcertante realtà di fatti, a quanto pare realmente accaduti, questo Caso Enfield, dal nome della famiglia perseguitata dalle apparizioni malefiche, è senz’altro diretto con gran mestiere, riprese sinuose e striscianti dal basso tecnicamente molto efficaci ; una ricostruzione d’ambiente anni ’70 molto accurata, un coordinamento delle scene di suspence davvero studiato con molta perizia, sufficiente a creare, se non vero spavento, almeno diverse occasioni di coinvolgimento piuttosto riuscite.
D’altro canto si sapeva, James Wan è uno specialista del genere, e anche in questa occasione riesce a non deludere i suoi molti fans, osando riproporci situazioni che dopo Friedkin e Linda Blair, francamente è sempre un rischio riproporre pensando di riuscire anche solo in parte ad eguagliare l’effetto del capolavoro inarrivabile de L’esorcista.
Circostanza che infatti, puntualmente nemmeno questa volta riesce minimamente a realizzarsi, riuscendo tuttavia il film a mantenersi su un dignitoso livello di assoluta efficienza e professionalità, lungo tutta una vicenda che necessita dei suoi tempi per districarsi, e oltrepassando le tempistiche, di solito più serrate e concise, riservate mediamente ad un horror per arrivare al suo epilogo.
Alla coppia ormai consolidata e valida rappresentata da Patrick Wilson (forte di un’acconciatura un po’ meno ridicola che nel precedente episodio, ancor più schiavo di questo delle tendenze modaiole eccentriche di pieni anni ’70) e Vera Farmiga, l’australiana Frances O’Connor si dimostra una presenza carismatica degna di sostituire la precedente Lili Taylor, mentre tra le altre apparizioni, notiamo la presenza di Franca Potente in un piccolo ma non trascurabile ruolo di opinionista scettica e diffidente.
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