Regia di James Wan vedi scheda film
Ritornano i coniugi Warren e ritorna quindi anche James Wan, nuovo nume del genere horror di matrice Hollywoodiana, a raccontarci un'altra storia "vera" e trasportandoci sia nel tempo che geograficamente nel cuore della vecchia Inghilterra, ovvero ad Enfield, sobborgo proletario a nord di Londra in quello che negli anni '70 è stato ribattezzato dai media britannici come l'Amityville inglese.
Decisamente più lungo ma anche più elaborato del primo capitolo, ottimamente diretto dal solito Wan che, nonostante l'inusuale durata, riesce a non far mai calare la tensione grazie a un'innata capacità di creare un'atmosfera di inquietante attesa e confezionando un prodotto con una confezione impeccabile, dagli elementi splendidamente vintage o addirittura ultra-vintage (telefoni a rotella, albi in vinile, telecomandi, registratori a nastro e telecamere enormi trasformati anche in oggetti di terrore) all'uso della colonna sonora (dai Clash di London Calling ai Bee Gees, fino all'Elvis Presley di Falling In Love) anche per creare tensione o sottolinearne certi momenti, oppure la superba fotografia e alla direzione impeccabile degli attori stessi, dai soliti Patrick Wilson e Vera Farmiga ritornati nei ruoli di Ed e Lorraine Warren, a Frances O'Coonnor e , soprattutto, dei più giovanissimi a partire dall'ottima Madison Wolfe.
A differenza che nel precedente capitolo, Wan è anche co-sceneggiatore de Il Caso Enfield e credo sia dovuta a questa sua partecipazione una certa ispirazione anche piuttosto evidente al Poltergeist di Steven Spielberg, a partire dalla natura prettamente familiare al centro della vicenda o all'uso Spielberghiano di usare elementi tipici dell'infanzia (la tenda da campeggio, i giocattoli, l'ouija ecc.) indipendentemente sia come elemento di paura che umoristico o ancora alla catarsi finale proprio nel mezzo di una tempesta con tuoni e fulmini (con annessa distruzione totale o di parte della casa).
A cui aggiungere poi elementi addirittura di natura craveniana come il Crocked Man/Uomo Storto (creatura in CGI ed aspetto piuttosto inusuale per il regista) e novello boogeyman con annesso scioglilingua alla Freddy Krueger anche come ulteriore prova di un cinema nel suo caso felicemente derivativo ma comunque originale grazie ad una tecnica mirabile e priva di ruvidezza o di effetti triviali, estremamente dinamico e vivo e che riesce a coniugare benissimo un certo cinema tout court più d'inquietudine o d'atmosfera con un cinema d'azione più cinetico e moderno e senza che questo restringa o snaturi lo sviluppo della storia.
Tutto nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo.
E della Bestia, of course.
VOTO: 7,5
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