Regia di David Yates vedi scheda film
Magical Mistery Tour
Il brillante film di Yates – tratto da un accenno in calce al film “Harry Potter e la pietra filosofale” del 2001 (alla maniera della parimenti fortunata “costola” di Star Wars, “Rogue One” sempre del 2016) – ci riporta all’interno dell’universo fantastico partorito dalla fantasia della scrittrice J.K Rowling (per la prima volta autrice della sceneggiatura originale). Dopo i lauti incassi dell’ottetto di film dedicati al maghetto occhialuto (la metà dei quali diretti dal “veterano” regista inglese, l’ultimo nel 2011,) si è deciso pertanto di amplificarne il “retroterra” fantastico concentrandosi su una della moltitudine di figure citate - a vario titolo - nei libri e nei relativi lavori cinematografici.
Si cambia paese, l’azione si svolge infatti nella New York degli anni 20’, e si cerca di intraprendere una narrazione “altra” rispetto alla saga principale; l’abbrivio alla pellicola lo dà l’arrivo nella (non ancora denominata) Grande Mela di Newt Scamander, mago scavezzacollo alla caccia di animali rari nei confronti dei quali nutre una grande passione. Inutile dire che il suo arrivo provocherà vari sconvolgimenti nella “sezione” magica locale.
Si intrecciano quindi istanze moderne, principalmente “animaliste” (il protagonista è uno studioso di bestie fantastiche da salvaguardare dall’estinzione), con una blanda ricostruzione storica degli U.S.A. d’inizio secolo, senza approfondimenti realisti sulla controversa nascita di una nazione ma rivoltando la “Storia” in ambito prettamente fantastico; una (quasi) Ucronia fantasy dove i due mondi – quello degli umani e quello magico – vivono interconnessi, ma il secondo nascosto grazie ad incantesimi e alterazioni della realtà; stratagemma sicuramente non nuovo, ma ben trasposto nell’economia del racconto.
Si respira pertanto ari(ett)a da noir (gli Auror – praticamente la Polizia Magica) e da caccia alle streghe (i fondamentalisti della “Nuova Salem”) con in più ampie spruzzate da (quasi) “Ghostbusters” (la ricerca degli animali, con la città quale campo di caccia), la consueta lotta tra “bene” e “male” ed una verve “gotica” particolarmente accentuata. Nulla di eccezionale, per carità, ma va dato atto al plot di scorrere senza particolari intoppi in una ben calibrata alternanza di azione, momenti brillanti e drammatici.
In quest’ottica la parte introduttiva e quella centrale sono le migliori: l’ottima resa delle varie bestie fantastiche nonché una certa vena brillante nell’andamento più o meno “tellurico” prodotto dalla loro presenza a New York rappresentano infatti un buon incentivo a farsi catturare dalla visione – spensierata – anche per il pubblico adulto (il target principale rimane comunque tardo-adolescenziale, come la fonte letteraria basica); buona anche l’idea della valigia-mondo, espediente (meta)”fisico” saggiamente sfruttato per contestualizzare le motivazioni etiche del protagonista. Il ritmo cala poi sensibilmente nel finale, dove la frenetica ricerca dell’Obscurus eccede nelle “prestazioni” d’azione (magica) a scapito dell’omogeneità di quanto mostrato fino ad allora.
Interpreti in parte, senza memorabili prove attoriali, con menzione particolare per il protagonista Eddie Redmayne e la sua espressione sghemba nonché per la sufficiente “stupefatta” simpatia di Dan Folger.
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