Regia di Stéphane Brizé vedi scheda film
Tratto da un racconto di Guy de Maupassant il regista francese Stephane Brizè porta sullo schermo l'esistenza infelice di Jeanne, figlia dell'aristocrazia francese che ama la vita e ne viene tradita per l'assoluta fiducia che vi riversa. Alle prese con le regole del film in costume Brizè le tradisce con una rappresentazione totalizzante che fa a meno della ricostruzione d'epoca per concentrarsi sui tormenti del personaggio, la cui anima si riflette sullo schermo attraverso una serie di scelte formali che dal formato ristretto del quadro alla continuità sul piano del montaggio dei diversi piani temporali ha come intento quello di rendere l'interiorità della protagonista. La resa è affascinante ma il dispositivo messo a punto da Brizè avrebbe bisogno di maggiore sostanza narrativa per compensare il fatto che il personaggio di Jeanne non riuscendo a staccarsi dai luoghi della propria infanzia dal punto di vista psicologico tende a idealizzare un nucleo ristretto di situazioni che a livello filmico provocano un senso di ripetizione a volte irritante, a volte involontariamente comico.
(pubblicata su ondacinema.it/speciale 73 festival di Venezia)
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