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Una Vita, Une Vie

Regia di Stéphane Brizé vedi scheda film

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alan smithee

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La recensione su Una Vita, Une Vie

di alan smithee
9 stelle

La vita di una donna immatura e fragile finisce per divenire il cardine delle vicissitudini di una ricca famiglia di possidenti terrieri,funestata dalla cattiva sorte.Da un classico di Maupassant il gran regista Brizé ricava un film eccezionale che rifiuta una narrazione tradizionale e episodica per ambire ad un quadro d'epoca lungo tutta una vita.

VENEZIA 73 - CONCORSO

Il potere della narrazione pura: senza fronzoli, senza commenti musicali eccessivi e fuorvianti, Stephane Brizé adatta un romanzo di Guy de Maupassant aprendoci alla vicenda come fossimo un lettore che affronta la prima pagina scritta entrando direttamente nel vivo della vivenda: l'ambiente rurale di una Francia dei proprietari terrieri facoltosi, in questo caso due coniugi con una sola figlia, Jeanne, che, appena tornata dal convento, giovane, inesperta e probabilmente un pò immatura, viene subito chiesta in sposa da un pretendente nobile, ma senza reddito.

Da qui la vicenda procede lungo il corso di una vita, fino a ritrovare la protagonista anziana, sola, spoglia di quasi tutte le sue proprietà dilapidate da un figlio distante, inetto ed approfittatore.

La storia di una vita qualunque, che diventa tuttavia esemplare innanzi tutto per come il gran regista sceglie di raccontarla: l'azione singola, l'episodio rivelatore, viene spesso celato o mostrato nella sua conseguenza immediatamente successiva, producendo un efficace effetto dirompente che elimina facili sensazionalismi, e ci pone a muso duro davanti ai mille colpi di scena, spesso duri e spietati, che la vita spesso ci pone innanzi.

Dimostrando come anche una personalità apparentemente fragile ed immatura abbia talvolta la possibilità di divenire protagonista di una epopea che la rende elemento cruciale e riferimento di tutta una serie di vicissitudini familiari, vittima sacrficale almeno all'inizio, ma poi tassello che alla lunga resiste e salva il salvabile di una stirpe destinata ad una rovina graduale ed inesorabile.

Un matrimonio di convenienza che presto si rivela sfortunato a causa del carattere e dell'atteggiamento di un marito fedifrago ed approfittatore, i cui intrallazzi amorosi avranno i giorni contati e finiranno nel sangue; ma anche una vita di famiglia che si dimostra decisamente meno placida di quel che sembra, ed un figlio strappato crudelmente e contro voglia della stessa madre alla libertà e alla spensieratezza dei campi, per divenire poi un fallito lestofante pronto solo a batter cassa alla genitrice tramite lettere supplichevoli ed accorate.

Brizé si posiziona addosso ai suoi personaggi, sulla sua fantastica e remissiva protagonista resa con opportuno sottotono dalla bravissima Judith Chemla, e si circonda di un cast di ottimi nomi come Jean Pierre Darroussin, Yolande Moreau e Clotilde Hesme, e conferma, o se possibile dà ancora una dimostrazione cinematografica superiore di quanto già ottimamente fece col suo precedente e contemporaneo La legge del mercato, pure lui scarno di effetti "collaterali" ma proteso ad infiltrarsi nel cuore della vicenda, procedendo dritto sull'argomento e mai arrivandoci di sbieco.

In une vie tutto ciò comporta che i vari stadi di una vita evitino di diventare episodi che si suseguono stancamente, procedendo la storia narrata come attraverso capitoli che spesso di portano davanti al fitto compiuto, illustrandotene subito dopo le conseguenze.

 

 

 

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