Regia di Olivier Assayas vedi scheda film
Film non facile, molto strano ed enigmatico.
Maureen, alias Kristen Stewart, è una giovane americana che lavora a Parigi, in qualità di “personal shopper”per una potente star della moda, capricciosa e nevrotica, tale Kira che invece trascorre il suo tempo tra feste, sfilate d'alta moda, servizi fotografici . Maureen deve selezionare con cura gli abiti che acquista, perché poi dovranno essere indossati ai grandi eventi da questa “atelier design”; la ragazza inoltre riesce a comunicare con gli spiriti, infatti aspetta un segnale dall’appena defunto fratello Lewis, suo gemello e portatore della sua stessa cardiopatia congenita, anche lui medium; molti anni prima si erano promessi che il primo a morire si sarebbe poi manifestato all’altro. Nel frattempo viene contattata e sistematicamente stalkerata su Whatsapp, da un misterioso sconosciuto, che però sembra conoscerla molto bene; Maureen è silenziosa e apatica, gli unici sussulti provengono dal suo cellulare, dove appaiono i messaggini. La regia comincia con un lungo primo piano-sequenza, poi l’estenuante pellegrinaggio di Maureen per le strade di Parigi nei negozi griffati a caccia dell’abito “giusto”; fino a quando arriva il secondo piano-sequenza, stavolta notturno, c'è buio e nei corridoi a malapena si distingue la fisonomia della ragazza, qualcosa si materializza dietro di lei: è un “artigianale” ectoplasma; poi ancora la“camera car” che tampina Maureen a bordo del suo scooter in giro per i boulevard; Maureen è una ragazza sola e in perenne attesa, peraltro incappa anche nell’omicidio della sua “titolare”, soluzione che spiazza completamente lo spettatore. "Personal Shopper" rimane incomprensibile fino all'ultima inquadratura; L’anonimo con cui si scambia messaggi su WhatsApp le chiede di cosa ha paura, “forse del proibito”, perché lo desidera, lo sfida indossando i vestiti di Kyra e masturbandosi con quegli abiti addosso; Maureen è presente in tutte le inquadrature: si veste e si sveste continuamente. In una delle immagini più enigmatiche, poco prima del finale, vi sono porte e ascensori che si aprono e si richiudono, senza che nessuno esca. "Personal Shopper" non è un'opera facile né immediata, molto cervellotica e divisiva, “astratta” osa affermare qualcuno, che forse non meritava la salva di fischi, che l'ha accolta al Festival di Cannes. Tuttavia è un film innegabilmente molto pretenzioso, che lascia interdetti, incappa spesso in soluzioni improbabili, amplia a dismisura la lenta trama, per ricamarci intorno, per confondere, con una sceneggiatura stramba, forse addirittura solo abbozzata, come sembra suggerire l’autore nell’ intermezzo dedicato a Victor Hugo. Parigi, Milano, Londra. Da una boutique all’altra; da una dimensione all’altra. E al centro della scena, sempre lei, la personal shopper Maureen, la superba Kristen Stewart, personaggio misterioso, turbato e straniante. Il regista mette a dura prova la pazienza di chi guarda e rompe il tacito patto che lega autore e spettatore, compiendo un’iperbole cinematografica singolare e audace e ci si chiede: è un capolavoro o una boiata pazzesca?
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