Regia di Jean-Jacques Annaud vedi scheda film
Da un caso come "Il nome della rosa",libro italiano vendutissimo in tutto il mondo,secondo solo a "Pinocchio",venne tratto un kolossal di produzione franco-italo-tedesca,affidato al francese Jean-Jacques Annaud,non ancora visto di traverso dalla critica.Un romanzo interessantissimo,complesso e ricco come quello di Eco(se vi capita,leggete anche "Il pendolo di Foucault",che pur sciupandosi un pò nel finale,appassiona e tesse una trama elaboratissima),era difficile da adattare a una sceneggiatura e ad un film,e va bene;si è optato per privilegiare la parte dell'indagine di Guglielmo da Baskerville,dato che è la più accattivante per il grande pubblico,e si è scelto un interprete di sicuro fascino come il sapido Sean Connery per vestire il saio del frate-detective sagace e temerario.Con tutte queste concessioni,"Il nome della rosa"-film è stato avversato dai puristi che lo avevano amato e consigliato in libreria:e, a parer mio,a torto.Perchè lo spettacolo è corposo,tetro ma affascinante,il conflitto clericale che alla fine è il vero cuore dell'opera è reso in modo non approfondito,ma d'altra parte al pubblico,in due ore e poco più,non sarebbe stato possibile apprendere di più su una tale pagina della Storia.E la metafora adoperata da Eco,che parlando di domenicani,francescani e dulciniani(da Dulcino,religioso a capo di un'ala integralista della povertà nel clero,convinta fino all'eccidio),intendeva riferirsi a democristiani,comunisti e brigatisti,da lettore l'ho percepita,da spettatore forse posso appena avvertirla.Annaud impagina con qualche ingenuità un kolossal lugubre e dal buio coprente la luce,regalando una figura mostruosa e indimenticabile come il frate folle e deforme Salvatore,interpretato con vivace repellenza dall'ottimo Ron Perlman.
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