Regia di Louis Malle vedi scheda film
Ancora piuttosto in erba (venticinque anni!!) Louis Malle scrive e dirige un thriller che diventerà presto fra le pietre miliari della Nouvelle Vague; "Ascenseur pour l'échafaud" è la storia di un ufficiale veterano della legione, Julien Tavernier, che operò in Indochina ed in Algeria, il quale decide di eliminare il suo capo al termine dell'orario di lavoro, così da poter scappare con la moglie dell'industriale, con cui aveva iniziato un rapporto morbosamente passionale. Nella fuga dall'edificio però qualcosa va storto e rimane intrappolato in ascensore. Nel frattempo due sprovveduti ventenni gli rubano la lussuosa automobile per una notte di eccessi, ma riserveranno degli imprevisti grotteschi. Questa pellicola si incentra su un mondo che sembra muoversi da solo e non vuole essere messo in discussione, finanche nelle iatture che lo caratterizzano. Malle, grazie alla sua consueta tecnica sui generis di indubitabile grazia, costruisce un giallo teso, un po' rapsodico eppure avvincente. L'alchimia tra i due protagonisti, interpretati egregiamente da Jeanne Moreau e Maurice Ronet, funziona perfettamente, nonostante entrambi, in tutto il film, si vedano insieme solo in degli scatti che verranno esposti quando la polizia riuscirà a farsi un quadro preciso della situazione. La Moreau si esibisce attraverso una performance impeccabile nel ruolo di Florence. La osserviamo dall'essere sicura di sé, al rendersi conto improvvisamente della sconfitta. La migliore decisione che prese Malle è stata quella di mostrarle il volto struccato, che, oltre oltre a renderle la parvenza da femme fatale, denota un crescendo di attriti interiori. Ronet risulta ugualmente eccezionale nei panni di Tavernier; oltre a evidenziare un'agghiacciante precisione nell'esecuzione dell'omicidio, attecchisce la sensazione crescente di terrore, lasciando al pubblico un senso di isolamento. La fotografia (chiaro riferimento metacinematografico) di Henri Decae conferisce all’estetica un espressionismo noir in chiaroscuro, rappresentando una Parigi notturna lontana dai luoghi turistici, mentre la musica jazz/ambient di Miles Davis combina esaustivamente suono e visione. Non sembrerebbe altrettanto efficace però il delineamento dei giovanissimi "ladri" (Georges Poujouly e Yori Bertin), che nei risvolti conclusivi hanno delle sagome in fin dei conti bozzettistiche. Difetto non indifferente visto che dovrebbero palesare loro, senza ombra di dubbio, quel temperamento ribelle che originò a questa "nuova onda" varata dallo stesso Malle e dagli altri arditi autori del famoso movimento. "Ascensore per il patibolo" rimane comunque un cult. La trama ruota attorno al caso, agli impulsi incessanti degli atteggiamenti egoistici e all'ironico fraintendimento del peggiore dei mali da scegliere. I personaggi commettono errori frustranti, condotte incaute con cui possiamo relazionarci, circostanze rovinose come lasciare le chiavi o dimenticare un dettaglio di vitale importanza. La suspense deriva dai tentativi di contrastare queste situazioni; la catena di eventi oscilla in un arco sempre più ampio, invitando a interrogarsi sul fato e la volontà umana. I silenzi, alternati dalla tromba di Davis, concedono dei momenti di respiro, e la tensione sale gradualmente. Inoltre, non mancano icastici sottotesti politici. La vittima è un trafficante d'armi privo di scrupoli che ha le sue connessioni nei più alti ranghi politici. Ciò non fornisce di certo un quadro edificante della Francia del dopoguerra, gravata quindi dal comportamento sottomesso e ipocrita che gran parte della società ostentava nei confronti di queste figure influenti e, apparentemente, riverite.
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